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Siccome
ricordo
a
tutti
voi
che
il
Presidente
del
Consiglio
in
più
di
una
occasione
ha
detto
«il
magistrato
che
sbaglia
paga»,
vorrei
capire
in
che
termini.
Se
per
ipotesi
lo
Stato
venisse
condannato
a
risarcire
150.000
euro
al
cittadino,
il
magistrato,
considerando
il
suo
stipendio
medio
all'epoca
del
fatto
e
quindi
quando
era
molto
più
giovane
in
carriera,
non
risponderebbe
per
più
di
35.000
euro.
Chi
paga
gli
altri
115.000
euro?
Evidentemente,
l'onere
non
può
che
ricadere
sulla
fiscalità
generale
e,
conseguentemente,
viene
pagato
da
tutti
i
cittadini
ivi
compreso,
sul
piano
delle
tasse,
quello
che
attraverso
l'azione
risarcitoria
ha
ottenuto
il
risarcimento.
Allora,
o
qualcuno
mi
spiega
qual
è
la
norma
che
giustifica
questo
trattamento
diverso
rispetto
agli
altri
cittadini
-‐
ed
abbiamo
già
detto
che
non
può
essere
il
riconoscimento
dell'autonomia
e
dell'indipendenza
della
magistratura,
perché
quello
serve
per
l'azione
diretta
-‐
o
mi
chiedo
in
ragione
di
che
cosa
il
magistrato
debba
pagare
molto
meno
di
un
medico,
di
un
ingegnere,
di
un
funzionario
pubblico
e
via
dicendo,
avendo
posto
in
essere
un
comportamento
analogamente
rilevante
sul
piano
del
risarcimento.
Presentiamo
solo
questo
emendamento
sul
punto,
perché
sul
piano
sistematico
non
vi
è
alcuna
ragione
giuridica
per
avere
questa
disparità
di
trattamento.
Se
la
ragione
deve
essere
squisitamente
politica,
non
c'è
motivo
di
discutere
se
sia
meglio
un
terzo
o
due
terzi,
una
o
due
annualità,
perché
è
una
ragione
tecnicamente
sbagliata
e
contro
il
sistema
giuridico.
Se
ne
faccia
allora
carico
il
Governo,
forse
nell'idea
di
compensare
così
la
doverosa
eliminazione
del
filtro
ovvero
la
diminuzione
delle
ferie
dei
magistrati!
BARANI
(GAL).
Domando
di
parlare
per
dichiarazione
di
voto.
PRESIDENTE.
Ne
ha
facoltà.
BARANI
(GAL).
Signor
Presidente,
mi
associo
a
quanto
testé
detto
dal
presidente
Palma
in
maniera
tecnica
e
chiara.
Vorrei
aggiungere
una
nota
politica:
il
risarcimento
è
quindi
meramente
simbolico.
Diciamo
che
una
volta
che
sono
stati
giudicati
colpevoli
da
altri
magistrati,
per
far
vedere
che
questo
Governo
fa
tirar
fuori
qualcosa
a
chi
sbaglia,
simbolicamente
si
chiede
anche
ai
magistrati
colpevoli
di
dare
una
piccolissima
cifra.
Ovviamente,
questo
non
in
conseguenza
dei
principi
che
hanno
portato
avanti
i
Padri
costituenti
con
la
Costituzione;
credo
anzi
che
tutti
i
rumori
che
si
sentono
-‐
non
so
se
voi
li
avvertite
-‐
siano
i
Padri
costituenti
che
si
rivoltano
nella
tomba,
perché
effettivamente
stiamo
calpestando
la
Costituzione.
Vi
faccio
un
esempio
e
concludo
l'intervento,
Presidente.
L'altro
giorno
abbiamo
scoperto
che
per
alcuni
soggetti
giudicati
innocenti
-‐
e
mi
riferisco
ai
medici
dell'ospedale
Pertini
di
Roma
e
al
caso
Cucchi
-‐
è
stata
pagata,
proprio
perché
innocenti,
la
somma
di
un
milione
e
350.000
euro.
Chi
li
ha
pagati?
I
cittadini.
Quindi,
i
cittadini
sono
«becchi
e
bastonati»,
perché
pagano
sempre:
pagano
sia
quando
i
medici
sono
innocenti
-‐
si
dà
ad
una
famiglia
un
risarcimento
solamente
per
avere
ritirato
la
parte
civile,
e
questo
ovviamente
fa
dire
quali
nobili
pensieri
regolano
una
vita
familiare
-‐
sia
quando
loro
stessi
sono
stati
vessati
e
-‐
sono
pochi
quei
giudici
condannati
perché,
se
Dio
vuole,
sono
pochi
coloro
che
si
macchiano
del
crimine
di
non
praticare
una
giustizia
giusta,
come
la
nostra
Costituzione
prescrive
-‐
si
vedono
pagare
somme
simboliche.
Sono
sempre
quei
cittadini
che
pagano
anche
per
loro
conto.
Quindi,
i
cittadini
pagano
sempre
e
non
credo
sia
questo
un
principio
costituzionale.
Ricordo
che
i
cittadini
che
hanno
votato
il
referendum
nel
1987
sono
più
del
doppio
dei
voti
che
ha
preso
il
Partito
Democratico
alle
ultime
elezioni
europee.
Quindi,
sono
veramente
tanti.
PRESIDENTE.
Indìco
la
votazione
nominale
con
scrutinio
simultaneo
dell'emendamento
6.101,
presentato
dal
senatore
Caliendo
e
da
altri
senatori.
(Segue
la
votazione).
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