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Questo
vuole
essere
un
provvedimento
che,
finalmente,
arriva
in
Aula
dopo
tanti
anni
di
discussione
nel
rispetto
delle
legittime
aspettative
e
anche
delle
legittime
sensibilità
che
in
ciascun
gruppo
parlamentare
sono
espresse.
Ma
il
lavoro
che
la
Commissione
giustizia
ha
svolto,
anche
con
riguardo
agli
emendamenti
presentati
da
tutte
le
forze
politiche,
è
stato
un
lavoro
teso
a
sottolineare
la
coralità
del
provvedimento,
che
non
vuole
essere
un
provvedimento
di
una
parte
soltanto,
ma
vuole
essere
un
provvedimento
di
tutto
il
Parlamento.
Abbiamo
da
pochi
giorni
celebrato
i
quarant'anni
dal
referendum
sul
divorzio.
Quella
è
stata
una
giornata
di
festa
per
la
nostra
democrazia,
quando
le
donne
italiane
si
mobilitarono
tutte
e
votarono
perché,
appunto,
il
divorzio
venisse
riconosciuto
come
un
diritto.
Tutte
le
donne,
trasversali,
si
mobilitarono,
e
fu
una
vittoria
importante
e
noi
ricordiamo
spesso,
infatti,
che
quella
circostanza
insegnò
anche
alle
giovani
donne
di
oggi
che,
per
vincere
le
battaglie,
bisogna
restare
unite
e,
quindi,
bisogna
condividerle
nelle
scelte
e
nella
modalità;
ma
la
politica
riesce
a
incidere
sul
percorso
legislativo,
cercando
di
dare
risposte
ai
cambiamenti
della
società
soltanto
se
coinvolge
e
sa
coinvolgere
la
società
civile
per
prima.
Credo
che
quella
lezione
di
quarant'anni
fa
ci
spinga,
dopo
tante
battaglie
che
sono
state
fatte
per
raggiungere
livelli
di
civiltà
e
di
parità,
e
io
credo
che
oggi
siamo
di
fronte
ad
un
momento
importante,
nel
quale
il
Parlamento
prende
atto
anche
di
quanto
la
famiglia
sia
cambiata
e
di
quante
forme
di
famiglia
oggi
ci
siano.
Allora,
credo
che,
con
il
provvedimento
sul
divorzio
breve,
noi
vogliamo
affermare
un
principio,
che
è
quello
della
salvaguardia
della
cultura
della
famiglia,
che
deve
sopravvivere
anche
laddove
la
coppia
non
riesce
più
a
stare
insieme,
perché
è
finita
la
condivisione
di
affetti
tra
marito
e
moglie.
Credo
quindi
che
questo
provvedimento
sia
importante,
perché
va
finalmente
a
sminare
la
cultura
del
contenzioso,
che
troppo
spesso
ha
caratterizzato
e
continua
a
caratterizzare
le
cause
di
separazione
e
divorzio,
vedendo
purtroppo
anche
utilizzare
da
parte
dei
coniugi
i
figli
come
strumenti
di
lotte
e
di
rivendicazione
l'uno
contro
l'altro.
Allora,
io
credo
che
questo
provvedimento
vada
non
solo
visto
e
letto
in
favore
della
famiglia
–
che,
ripeto,
deve
resistere
anche
quando
la
coppia
fallisce
–
ma,
riducendo
il
conflitto
tra
coniugi,
va
senz'altro
anche
a
ridurre
la
sofferenza
da
parte
dei
figli,
quando
questi
ci
sono.
Senza
dimenticare,
signor
Presidente,
che
questo
provvedimento
sul
divorzio
breve,
nei
tempi
che
sono
stati
indicati
dal
collega
D'Alessandro
–
quindi
una
riduzione
addirittura
a
sei
mesi,
qualora
la
coppia
decida
di
intraprendere
il
percorso
di
separazione,
divorzio
in
sede
consensuale
–,
ha
un
effetto
importante
in
quanto
accompagna
i
coniugi
ad
assumere
responsabilmente
delle
scelte
nell'interesse
della
famiglia.
Quindi,
incentiva
la
cultura
della
condivisione
disinnescando
la
cultura
del
contenzioso.
Credo
che
in
questo
senso
noi
dobbiamo
difendere
la
famiglia
come
luogo
di
relazioni
ed
affetti
che
deve
–
ribadisco
–
essere
garantita
soprattutto
quando
ci
sono
i
bambini.
È
evidente
che
i
figli
vogliano
i
genitori
insieme:
nessun
figlio
chiede
ai
genitori
di
separarsi.
Però,
è
anche
vero
che,
quando
l'amore
finisce,
tra
una
coppia
deve
resistere
la
cultura
della
famiglia,
che
è
un
ambiente
in
cui
i
figli
hanno
diritto
di
restare
e,
soprattutto,
deve
essere
garantita
la
bigenitorialità
e,
quindi,
il
fatto
che
i
genitori
continuino
ad
assumersi
nei
confronti
dei
loro
figli
il
ruolo
di
genitori.
Credo
che
questi
siano
i
principi
e
la
ratio
che
abbiamo
voluto
sottendere
a
questo
provvedimento.
Ho
apprezzato
e
abbiamo
apprezzato
anche
la
tempistica,
cioè
la
Camera
ha
voluto
acquisire
immediatamente
il
provvedimento
ed
esaminarlo
in
Commissione
e
portarlo
in
Aula
quanto
prima
perché
noi
ci
siamo
assunti
questo
impegno
anche
nei
confronti
del
Presidente
del
Senato.
C’è
stato
un
accordo
importante
tra
i
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