Page 162 - Microsoft Word - RespoMagi.doc
P. 162
decidere
come
vuole,
deve
poter
conoscere
i
principi
di
diritto
fissati
dalla
Corte
di
cassazione
e
discostarsene.
Questa
è
una
delle
regole
fondamentali
non
soltanto
del
nostro
sistema,
ma
di
tutti
i
sistemi
liberali.
Ho
già
detto
che
non
è
lo
stare
decisis
dei
Paesi
di
common
law,
perché
lì
c'è
l'identità
della
decisione.
Il
giudice
ha
anche
la
sua
decisione
ed
in
un
altro
caso
identico
può
benissimo
motivare
diversamente
(anche
in
quel
caso
però
è
tenuto
a
citare
il
precedente).
Nei
miei
quarant'anni
di
magistratura,
come
credo
anche
il
presidente
Grasso,
i
senatori
Casson
e
Palma,
la
senatrice
Finocchiaro
e
ognuno
di
noi
magistrati,
nello
scrivere
la
sentenza
ho
sempre
scritto:
«la
Corte
di
cassazione
sostiene
questo,
e
per
queste
ragioni
mi
discosto
da
quell'affermazione
e
arrivo
ad
un'altra
conclusione».
Questa
è
la
regola.
È
l'insegnamento
che
ad
un
magistrato
appena
nominato
viene
dato.
Oggi
sento
dire
invece
delle
cose
che
sono
al
di
fuori
dell'emendamento;
dire
che
vogliamo
uniformare
e
tener
conto.
Il
Ministro
della
giustizia
che
ha
la
titolarità
dell'azione
disciplinare
ad
un
magistrato
che
farà
una
sentenza
in
questo
modo,
senza
citare
e
senza
motivare,
farà
l'azione
disciplinare;
chiedo
allora
al
Vice
Ministro,
visto
che
farà
l'azione
disciplinare,
per
quale
motivo
oggi
mi
dice
di
no.
State
giocando
su
qualcosa
che
non
ha
senso,
perché
questa
è
una
regola.
Se
il
Ministro
può
fare
l'azione
disciplinare,
è
il
massimo
della
negligenza
inescusabile.
Datemi
un'ipotesi
di
negligenza
inescusabile
peggiore
di
questa.
(Applausi
dal
Gruppo
FI-‐PdL
XVII).
FALANGA
(FI-‐PdL
XVII).
Domando
di
parlare.
PRESIDENTE.
Senatore
Falanga,
può
intervenire
solamente
per
dichiarazione
di
voto
in
dissenso.
FALANGA
(FI-‐PdL
XVII).
Intendo
sottoscrivere
l'emendamento
2.117.
Vorrei
anche
ricordare
al
senatore
Cucca
che
è
vero,
e
non
c'è
bisogno
che
lui
lo
ricordi...
(Commenti
dal
Gruppo
PD).
PRESIDENTE.
Senatore
Falanga,
prendiamo
atto
che
intende
sottoscrivere
l'emendamento.
FALANGA
(FI-‐PdL
XVII).
Sottoscrivo
l'emendamento
2.117
e
ho
la
necessità...
PRESIDENTE.
Senatore
Caliendo,
accetta?
CALIENDO
(FI-‐PdL
XVII).
Sì,
Presidente.
BARANI
(GAL).
Domando
di
parlare
per
dichiarazione
di
voto.
FALANGA
(FI-‐PdL
XVII).
...
ho
la
necessità
di
precisare
che
a
noi
è
noto
che
il
giudice
ha
l'obbligo
della
motivazione
ma
sfugge,
pare,
che
nell'emendamento
del
senatore
Caliendo
la
motivazione
diventa
specifica!
PRESIDENTE.
Senatore
Falanga,
per
favore,
la
prego:
il
senatore
Barani
ha
diritto
di
svolgere
la
sua
dichiarazione
di
voto.
Abbiamo
preso
atto
che
lei
sottoscrive
l'emendamento
ed
è
d'accordo
con
il
senatore
Caliendo.
Prego
senatore
Barani,
ne
ha
facoltà.
BARANI
(GAL).
Signor
Presidente,
vorrei
anzitutto
dire
al
senatore
Falanga
che
non
gli
ho
tolto
la
parola:
ho
solamente
chiesto
di
intervenire
in
dichiarazione
di
voto
quando
era
il
mio
turno.
PRESIDENTE.
Non
è
che
possiamo
fare
cinquanta
dichiarazioni
di
voto,
senatore
Barani;
lei
non
l'ha
tolta
la
parola,
perché
non
la
può
togliere.
Prego.
BARANI
(GAL).
Grazie,
signor
Presidente.
Ovviamente
intendo
anche
sottoscrivere
l'emendamento
del
senatore
Caliendo,
ma
intervengo
per
svolgere
una
riflessione
politica
e
poi
tecnica.
(Commenti
dal
Gruppo
PD).
La
riflessione
politica
sull'emendamento
in
esame
è
che
è
evidente
a
tutti
i
cittadini
italiani
e
anche
a
lei,
signor
Presidente,
che
qui,
sulla
giustizia,
c'è
una
maggioranza
M5S-‐ PD
e
che
tutta
la
pagliacciata
messa
in
scena
in
occasione
dell'ultima
fiducia
si
riassume
in
un
accordo
sottobanco
per
fare
i
loro
interessi
e
gli
interessi
dei
giudici,
poiché
credono
che
così
facendo
avranno
l'immunità.
Stante
il
citato
referendum,
stiamo
prendendo
in
giro
20
milioni
di
italiani,
perché
costoro
non
volevano
quello
che
state
162