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ad
azioni
anche
azzardate
o
a
decisioni
scaturite
da
interpretazioni
rocambolesche
della
legge.
Si
immagini
cosa
potrebbe
accadere
applicando
il
medesimo
principio
ad
un
chirurgo:
questi
potrebbe
sbizzarrirsi
in
sala
operatoria,
magari
bypassando
i
protocolli,
le
procedure
e
le
dottrine
mediche
consolidate
e
potrebbe
essere
spinto
dal
principio
di
immunità
ad
osare,
ammazzando
così
il
paziente.
Se
infatti
esistono
protocolli
e
procedure
in
tutte
le
categorie
professionali,
ci
sarà
un
motivo:
hanno
un
senso
e
devono
essere
rispettati,
mentre
chi
li
raggira
e
li
piega
al
proprio
uso
e
consumo
va
punito
e
dev'essere
chiamato
a
rispondere
del
proprio
operato,
anche
nei
confronti
di
chi
subisce
un
danno
da
tale
comportamento,
senza
se
e
senza
ma.
In
conclusione,
signor
Presidente,
preannuncio
che
il
nostro
Gruppo
voterà
convintamente
in
senso
contrario,
perché
gli
stessi
magistrati
ci
chiedono
che
chi
sbaglia
paghi.
Le
stesse
normative
disciplinari
dei
magistrati
sono
più
cogenti,
vere
ed
attinenti
alla
realtà
di
quello
che
stiamo
facendo
noi.
Non
è
facendosi
belli
con
i
magistrati
che
si
governa
un
Paese,
dobbiamo
farlo
nell'interesse
dei
cittadini
ed
i
cittadini
e
gli
stessi
magistrati
ci
chiedono
più
serietà.
Con
il
referendum
ribalteremo
questa
situazione
e
con
la
prossima
maggioranza
-‐
speriamo
il
prima
possibile,
con
nuove
elezioni
-‐
riusciremo
finalmente
a
spazzar
via
la
cultura
comunista,
che
è
solo
giustizialista.
(Applausi
del
senatore
D'Anna).
STEFANI
(LN-‐Aut).
Domando
di
parlare
per
dichiarazione
di
voto.
PRESIDENTE.
Ne
ha
facoltà.
STEFANI
(LN-‐Aut).
Signor
Presidente,
colleghi,
ci
accingiamo
a
votare
questo
provvedimento
proprio
oggi,
in
una
giornata
in
cui
balzano,
purtroppo,
ai
disonori
della
cronaca
notizie
come
quella,
nota
a
tutti,
della
pronuncia
sul
caso
Eternit.
Ancor
più,
quindi,
si
sente
il
peso
del
lavoro
che
siamo
chiamati
a
svolgere
in
questa
sede.
Sono
passati
quasi
trent'anni
dal
referendum
in
cui
il
popolo
italiano
si
era
espresso
nel
senso
di
chiedere
una
responsabilità
diretta
dei
magistrati
nei
confronti
dei
cittadini
in
caso
di
errori
giudiziari
e
non
è
facile,
ad
oggi,
pensare
una
responsabilità
diretta
del
magistrato
tenendo
conto
della
natura
del
potere
giudiziario,
della
suddivisione
dei
poteri,
della
indipendenza
della
magistratura.
Ci
troviamo
oggi
a
parlare
di
questo
argomento
che
ha
sollevato
non
poche
difficoltà,
discussioni
e
questioni
questa
estate.
Parlo
di
questa
estate
per
tacere
dei
tanti
anni
in
cui
si
è
parlato
del
problema
della
riforma
della
giustizia,
del
problema
dell'arretrato
civile,
del
problema
di
questa
giustizia
italiana
che
sembra
collocarsi
agli
ultimi
posti
nelle
classifiche
internazionali
e
da
tanto
tempo
si
parla
dell'errore
in
cui
può
eventualmente
incorrere
il
magistrato.
Vorrei
però
ricordare
il
percorso
seguito
nella
discussione
di
questo
provvedimento
prima
che
arrivasse
all'esame
dell'Aula.
Sono
stati
fissati
termini
per
la
presentazione
di
emendamenti
già
all'inizio
dell'anno,
sono
stai
riaperti
alcuni
termini,
sono
stati
presentati
subemendamenti
ed
emendamenti
del
Governo.
Non
poco
scompiglio
aveva
creato
l'approvazione
alla
Camera
dei
deputati
-‐
peraltro
con
voto
segreto
-‐
nel
corso
dell'esame
del
disegno
di
legge
comunitaria
per
il
2011,
di
un
emendamento
presentato
dall'onorevole
Pini,
che
fece
passare
un'ipotesi
di
responsabilità
addirittura
diretta
del
magistrato.
A
quel
disegno
di
legge
originario,
che
era
stato
incardinato,
si
è
poi
apportata
una
modifica,
per
la
quale
per
certi
versi
al
ministro
Orlando
va
riconosciuto
un
grande
valore
sotto
il
profilo
del
compromesso
e
del
tentativo
di
mediazione
fra
la
volontà
del
Parlamento
e
dei
cittadini
e
la
volontà
del
Governo.
Se
però
incontriamo
uno
qualsiasi
dei
nostri
cittadini,
ci
dirà
che
vorrebbe
vedere
condannato
direttamente
il
magistrato,
nel
caso
in
cui
abbia
sbagliato
a
decidere.
Chi,
come
me,
ha
la
fortuna
(o
la
sfortuna)
di
svolgere
la
professione
di
avvocato,
sa
però
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