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che
quando
una
persona
si
ritrova
una
sentenza
sfavorevole,
normalmente
parla
di
ingiustizia
ed
è
molto
difficile
far
comprendere
la
distinzione
tra
una
vera
ingiustizia,
magari
dovuta
ad
un
errore,
ad
una
cattiva
conduzione
dell'indagine,
alla
cattiva
conduzione
di
un
processo,
e
quella
che
invece
è
l'applicazione
di
una
legge:
dura
lex
sed
lex.
Non
è
facile
trovare
un
punto
d'incontro
e
di
equilibrio
su
una
normativa
così
complicata
ed
è
difficile
far
capire
ai
nostri
concittadini
che
cosa
stiamo
facendo
in
quest'Aula
e
di
cosa
stiamo
discutendo.
La
legge
Vassalli,
per
il
suo
impianto,
non
aveva
dato
luogo
in
realtà
a
molti
ricorsi
per
ipotesi
di
responsabilità
civile
del
magistrato.
Potremmo
anche
dire
che
siamo
fortunati
perché
probabilmente
ci
sono
stati
pochi
magistrati
che
hanno
sbagliato
in
Italia.
Potrebbe
essere
così
o
potrebbe
essere,
al
contrario,
che
ci
siano
delle
difficoltà
nel
procedimento.
Non
possiamo
quindi
non
apprezzare
lo
sforzo
compiuto
dal
Governo
e
dal
Parlamento
per
cercare
di
eliminare
alcune
difficoltà
contenute
nella
legge
Vassalli.
Non
si
può
non
riconoscere
che
sono
state
apportate
delle
modifiche
in
senso,
a
nostro
avviso,
positivo.
Una
di
queste
è,
ad
esempio,
l'abolizione
del
cosiddetto
filtro,
che
era
un
primo
passaggio
per
permettere
di
dare
avvio
all'azione.
Come
non
si
può
non
apprezzare
un
aumento
della
rivalsa,
cioè
della
percentuale
dello
stipendio
che
il
magistrato
sarebbe
eventualmente
tenuto
a
corrispondere
nel
caso
in
cui
venga
riconosciuta
la
sua
responsabilita:̀
attualmente
è
un
terzo
e
con
il
provvedimento
al
nostro
esame
arriveremmo
addirittura
alla
metà.
Non
si
possono
non
apprezzare
anche
altri
passaggi
che
tendono
ad
estendere
l'ipotesi
di
responsabilità.
A
nostro
avviso,
però,
non
è
stato
fatto
ciò
che
si
poteva
fare:
non
è
stato
adottato
un
provvedimento
coraggioso
e,
soprattutto,
non
è
passata
una
proposta
che
era
stata
avanzata
in
Commissione,
dove
se
ne
era
anche
lungamente
discusso,
e
che
è
stata
ripresentata
in
Aula
tramite
un
nostro
emendamento,
secondo
la
quale
si
ritiene
responsabile
il
magistrato
nel
caso
in
cui
egli
si
discosti,
senza
un'adeguata
motivazione,
da
una
sentenza
delle
sezioni
unite
della
Corte
di
cassazione.
Per
chi
non
conosce
la
materia,
come
molti
dei
nostri
concittadini
che
ci
ascoltano
da
casa,
capisco
che
non
sia
facile
comprendere
appieno:
in
pratica
le
sezioni
unite
della
Cassazione
intervengono
quando
ci
sono,
ad
esempio,
dei
conflitti
interpretativi
fra
le
sezioni
della
Cassazione.
In
tal
modo
si
stabilisce
un
principio
che
difficilmente
possiamo
mettere
in
discussione.
A
nostro
parere
questa
era
una
possibilità
di
migliorare
ulteriormente
il
testo,
ma
la
proposta
non
è
stata
accolta.
Ma
soprattutto
è
il
procedimento
che,
a
nostro
avviso,
è
assolutamente
lacunoso.
Come
da
tempo
accade
in
queste
Aule,
l'iniziativa
parlamentare
viene
continuamente
direzionata
o
addirittura
stoppata
da
iniziative
governative.
Il
nostro
ministro
Orlando
è
arrivato
addirittura
a
dire
che
se
il
disegno
di
legge
al
nostro
esame
non
fosse
stato
approvato
sarebbe
stato
promulgato
un
decreto?legge.
Più
che
suggerimento
questa
dichiarazione
potrebbe
essere
qualificata
in
un'altra
antipatica
maniera.
Inoltre,
secondo
noi,
un
grosso
problema
di
questo
momento
storico-‐politico
è
il
modo
in
cui
sta
conducendo
la
sua
attività
politica
il
Presidente
del
Consiglio.
Non
possiamo
parlare
di
questo
disegno
di
legge
come
di
una
riforma,
come
di
un
serio
intervento
per
risolvere
il
problema
della
giustizia
in
Italia.
Precedentemente
si
è
parlato,
purtroppo,
del
triste
caso
della
sentenza
sul
caso
Eternit.
Non
è
questa
la
maniera
di
risolvere
i
problemi
della
giustizia
in
Italia
e
non
la
facciamo
passare
come
un'ipotesi
risolutiva
dei
problemi
della
giustizia
e
della
magistratura
italiana.
Questo
è
un
ennesimo
piccolo
passaggio
che
per
alcuni
versi,
come
abbiamo
detto,
non
possiamo
nemmeno
contestare,
ma
non
è
la
soluzione
del
problema
giustizia.
In
Italia,
infatti,
si
sono
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