:: ORDINE
Cesare Lombroso: L'uomo delinquente in rapporto all'antropologia, giurisprudenza e alle discipline carcerarie.
PREFAZIONE ALLA QUINTA EDIZIONE
Intraprendendo questa nuova edizione m'è caro di
spogliarmi di quasi tutta quella scoria polemica che, se
era necessaria quando da ogni parte sorgevanle contro
oppositori, e quando il suo concetto non era compreso
che da pochissimi, ora va diventando quasi un pleonasmo.
- Non mi restano innanzi che pochi serii appunti.
"Voi troppo abusate - mi oppongono alcuni egregi
- nelle deduzioni dei fatti isolati; se uno, p. es.,
ha il cranio assimetrico, un orecchio ad ansa, ecc.,
voi subito ne cavate la presunzione di pazzia o di criminalità,
che pure non hanno con tali anomalie alcun
diretto e sicuro rapporto".
- Ora, pur lasciando da parte non presentarsi nell'umano cristallo un'anomalia
di formazione la quale non abbia una ragione di essere,
specialmente, nell'arresto di sviluppo; lasciando da parte
averci l'esperienza mostrato, che se le anomalie regressive
spesso si associano fra loro, pure, alle volte,
si trovano isolate in individui colpiti da profondi guasti
morali, e che una scuola rispettabile di alienisti ora si
basa, spesso, anche su una sola di queste anomalie per
segnalare la diagnosi di alienazioni dette degenerative
- noi ricorderemo come non facciamo, a priori, queste
deduzioni, ma sì bene dopo averle trovate, in una proporzione
maggiore, nei criminali, confrontati coi sani;
e che noi consideriamo le anomalie isolate, solo come un
indizio, come una nota musicale dalla quale nè pretendiamo,
ne potremmo cavare un accordo se non quando
si trovi insieme ad altre note fisiche o morali; e quella,
di aver commesso un reato o d'esserne indiziato ci pare
conti pure qualcosa.
Se non che qui appunto mi si obbietta:
"Come potete parlar di tipo nei criminali, quando dai vostri
stessi reperti risulta che un 60 per 100 ne è privo del tutto,
essendo più o meno somigliante all'uomo normale?".
- Ma, oltre che il 40 per 100 è una quota
che merita di essere considerata, il passaggio insensibile
da uno all'altro carattere si manifesta pure nelle
specie animali e vegetali, anzi perfino tra le une e le
altre, tanto più nel campo antropologico, dove la variabilità
individuale crescendo in ragione diretta della
maggior perfezione e del maggior incivilimento, pare
che faccia quasi smarrire il tipo completo; ed è difficile,
per es., che su 100 si trovino 5 Italiani col noto
tipo, gli altri presentandone sole delle frazioni che spiccano
però subito se si confrontino cogli estranei, eppure a nessuno
viene in mente di negare il tipo Italiano,
e meno ancora il Mongolico, ecc.
Il tipo, insomma, parmi debba essere accolto con
quel riserbo con cui, nelle statistiche le medie; - quando
si dice che la vita media è di 32 anni e che il mese
più fatale è di dicembre, niuno s'intende che giunti a
quell'anno ed a quel mese tutti debbano morire.
D'altronde gli studi di Ferri, Garofalo, Puglia, hanno
rilevato bene quali rei fornissero questo tipo normale;
è sono specialmente i rei di delitti politici, di
calunnia, di fallimento, di stampa, falso in cambiali,
quelli che, insomma, delinquono in seguito ad un'occasione
speciale piuttosto che per un impulso congenito,
Nè questo limitarsi del tipo danneggia, favorisce
anzi le applicazioni pratiche delle nostre conclusioni,
perchè le misure draconiane del sequestro perpetuo, ecc.,
riescirebbero impraticabili sopra un numero grande di
individui, ma non sopra pochi: e meno strano per
questi pochi appare il consiglio di considerare come indizio
di capacità a delinquere la presenza di questo tipo
in individui sospetti di qualche reato; tanto più che,
se dai nostri studi non escludesi che anche uomini a
tipo normale possano essere delinquenti, sicuro, invece,
risulta che uomini con tipo craniometricamente e
fisiognomicamente criminale, lo devono essere anche moralmente,
salvo pochissime, e facilmente rilevabili, eccezioni troppo
bene spiegate dalle sopraccennate teorie degenerative.
Un'accusa grave ci si fa però anche a proposito del
tipo: quella di cavarlo dallo studio di poche migliaia di
criminali, mentre questi salgono a milioni, mentre nessuna legge
è sicura se non è dedotta dai grandi numeri.
E giova qui ricordare una legge biologica, che giustamente Ferri
crede debbasi combinare con quella dei grandi numeri:
"La legge, per la quale in genere i lati biologici di maggiore
importanza vanno soggetti alle variazioni minori: mentre, p. es., la lunghezza
delle braccia può variare da uomo a uomo di parecchi
centimetri, la larghezza della fronte invece non può
variare che di pochi millimetri. D'onde la conseguenza
evidente, che, nelle ricerche antropologiche, la necessita
delle grandi cifre sta in ragione diretta della variabilità dei caratteri
studiati, ossia, in ragione inversa della loro importanza biologica.
Nelle Instructions Anthropologiques il Broca fissa
a 20 il numero degli individui che occorrono per dare
la rappresentazione di una razza.
Le grandi cifre giovano, quando si tratta di quei
fenomeni che qualunque può registrare e in cui quindi
il grande numero non esclude la certezza, non già
per quei fatti rilevati da pochi individui e in cui il
numero non può supplire alla osservazione diligente.
- Quando si tratta di sapere, non il sesso o l'età
o la professione, ma l'indole psichica o le forme del
cranio di un gruppo di rei, è impossibile giuocare con
grosse cifre, nemmeno consumandovi la vita di un uomo.
In questioni così delicate che esigono speciale coltura,
i grandi numeri che la statistica ufficiale raccoglie, per
lo più, da cancellieri ignoranti, per me hanno molto
minor valore di poche osservazioni fatte da uomini competenti.
- Qui è la sicurezza delle indagini che supplisce alla quantità.
Nè giusto è chi ci appunta di errore, quando citiamo
le anomalie anatomiche o le condizioni meteoriche, fra
le cause del crimine, fondandosi sul fatto che insieme
vi agiscono anche l'occasione, i costumi, le feste, ecc.
Ciò succede di tutti i fenomeni umani, che determinati
pur da un dato fattore, non sono meno, però, soggetti
ad altre influenze che non s'escludono, s'associano,
anzi, fra loro. - Chi non riderebbe a sentire affermare:
"è vero che il grano si vede crescere e maturare al
caldo, e che lo sviluppo delle palme è parallelo col massimo calore,
ma non è lecito perciò il concludere all'influenza del caldo;
perchè senza terra, senz'acqua,
senza insetti pronubi, quelle piante non
avrebbero potuto crescere e propagarsi?".
Perfino sul bilancio delle morti e delle nascite i fattori
che se ne crederebbero i più diretti, non possono
dirsi indipendenti dagli altri indiretti, come la stagione,
la poca o troppi alimentazione, l'eredità, ecc.
A questo punto mi colgono non pochi giuristi, rimproverandomi
di ridurre il diritto penale ad un capitolo
della psichiatria, e di sovvertire tutto il sistema penale
e carcerario! - Ciò non è vero che in piccola parte,
poichè pei delinquenti d'occasione non si escirebbe dalla
sfera delle leggi comuni, salvo una maggiore estensione
dei mezzi preventivi; e quanto ai delinquenti-nati, quelle
non si mutano che nel senso della maggior sicurezza
sociale, con una perpetua detenzione, a cui non mancherebbe
di carcerario che il nome.
E la novità delle nostre più disputate conclusioni è
così poca che molte potrebbero risalire persino ai periodi
quasi esostorici, ad Omero, quando parla di Tersite, a
Salomone, quando parla del cuore (Eccles., XIII, 31)
che muta la faccia dell'uomo cattivo, e sopratutto ad
Aristotele e Avicenna e G. B. Porta, che avevano toccato
a lungo della fisionomia criminale, forse andando, i due
ultimi, più innanzi di noi. Che più, se Polemone, dopo
aver insistito pur esso sulla fronte stretta dei malvagi,
giunge a parlare del mancinismo dei criminali, osservazione
che io credevo aver fatto pel primo?
"Certi caratteri dell'uomo delinquente, scrive Del
Drago (1), erano già stati trovati da Aristotile e poi
da Lavater.
(1) Cesare Lombroso, in Gegenwarth, etc. di Krauss, Bonn, 1888
- Della Porta nel 1602 parlava già della
vista immobile degli omicidi ed errante dei ladri e chiamava i criminali
dei "cattivi pazzi spesso con cranio aguzzo" (1).
Come ben dice il Krauss (2), già nel 1830 Grohmann
(Nasse's Zeitschrift fur psychische Aerzte, 1830)
"ebbe ad osservare, più d'una volta in criminali, la
struttura del cranio anomala, sporgenti gli zigomi, voluminosa
la mandibola inferiore, l'occhio obliquo e lo
sguardo animalesco, mobile ed incostante".
Da ciò forse quei proverbi, i quali, come vedremo più
sotto, vanno ben più innanzi di noi nelle conclusioni
fisionomiche, cui certo ereditarono dagli antichi.
E il popolo già da molti secoli ci segnalò l'incorreggibilità
dei rei, specialmente dei ladri, e la nessuna
utilità delle carceri (3), il che giova notare contro coloro
che pretendono essere le nostre conclusioni contrarie alla
coscienza pubblica.
(1) Discorso
detto alla Società di antropologia criminale
di Buenos-Ayres (Los Hombres de presa, di Buenos-Ayres, 28 giugno, 1888).
(2) Vaccaro
ricorda nel Darma-Sàstra (lib. III, 8) si raccomanda ai Duigia di
non sposare donne coi capelli e cogli occhi rossi, poco o molto pelose, o con un
membro di più (Genesi e funzioni delie leggi penali, Roma, 1889).
(3) Vedi
Archivio di psichiatria, III, pag. 451. Nè sono nuove, pure, quelle fra le applicazioni pratiche
delle nostre teorie che a molti parvero più ardite:
il Valesio ricorda un editto medioevale che prescrive
nel caso di sospetto sopra l'uno o l'altro dei due individui,
si applichi la tortura al più deforme; -
nella Bibbia si trova già accennato e anzi colpito da condanna a morte il delinquente-nato -
e Solone inventò nel Dicterion il primo preventivo sociale contro gli
stupri e le pederastie.
(1) Uno
spiritista del diritto penale, 1887. "Si capisce che il buon logico voglia le cifre tutte
ben coordinate e concordanti, simmetriche e casellate,
perchè tali sono i requisiti indispensabili d'ogni buon
sistema aprioristico; ma non si capirebbe invece che la
realtà dei fatti, così multiforme e complessa, risultasse
casellata in tante cifre percentuali, matematicamente,
concordanti. E quindi quello che per il critico sillogizzante
è un difetto, per il naturalista invece è la riconferma
che questi dati non sono adattati al preconcetto
dell'antropologo, ma nelle loro varietà riproducono appunto la multiforme natura".
(1) Polemica
in difesa delia nuova scuola penale, Bologna, 1886. E questo valga per chi crede queste differenze dei
criminali derivare da linee professionali (Tarde). Che dei
tratti del volto, che dei gesti si acquistino dalla comune
convivenza, e forse anche la voce, il gergo, il tatuaggio,
l'allungarsi delle dita, è probabile; ma non certo la assimetria
ed il volume delle mascelle, del naso e delle
orecchie che il nostro Frigerio e l'Amadei hanno recentemente,
con nuovi strumenti, così bene fissati, e nemmeno
i seni frontali, l'ottusità sensoria, ecc. E d'altronde,
quando l'eziologia ci ha rivelato la causa speciale di
di queste anomalie, quando l'osservazione ce le mostrò
coesistenti fin nei primordi della vita del bambino, come
si possono dire acquisite, professionali?
(1) Baer, Il
delinquente dal punto di vista antropologico e sociologico. -
Memoria premiata al concorso della Rivista di discipline carcerarie, e riassunta
nel fasc. 12 (1885), 1, 2, 3 (1886) ecc., (1887-1888) della stessa Rivista. Sarebbe, presso a poco, il loro, come il dire che se i pazzi offrono
caratteri degenerativi, solo perchè nascono da alcuni ceti che ne son
colpiti. Infatti, se essi intendono le classi povere, noi
(escludendo, come abbiam sempre fatto, il vagabondaggio
e la mendicità), colla statistica alla mano possiam provare
che esse prendono a certi gravi delitti minor parte
delle ricche; d'altronde le agricole, non proporzionatamente,
è vero, ma pure danno una quota notevole alla
criminalità, specialmente nel parricidio, brigantaggio,
incendio. - E quanto alla mala e scarsa alimentazione
che pure non aumenta i reati in Lombardia, dove essa
è peggiore assai che nell'Italia del Sud, la non si può accusare,
certo, nei truffatori, bancarottieri, ecc., nè
s'accorda, certo, coll'aumento di peso e statura che ci
offrono i rei minorenni.
(1) Archivio
di psichiatria, 1886, VII, 2.
(2) Rivista
di discipline carcerarie, n. 1888. - Vaccaro, op. cit.
(3) Klinische
Beitrage zur Psychiatrie, 1876. Se dopo raccoltone i frutti, mi sono accorto che sapevano di
Darwinismo, certo non me ne dolsi, e più tardi
anzi ne approfittai per corroborare o controllare le
vecchie e nuove osservazioni, p. es., nella fossetta occipitale
mediana, nel delitto degli animali, dei fanciulli,
dei selvaggi, ma ero cosi alieno di farmi pedissequo di
Darwin che nelle prime edizioni io non credo di averlo
mai nominato, ed anche nell'ultima io introdussi insieme
all'atavismo la malattia, come chiave di spiegazione
dei reato - la malattia che non ha nessun rapporto
colle teorie Darwiniane. E così fecero Sergi, Garofalo,
Ferri che introdussero il reo d'occasione, che non è
niente affatto Darwiniano.
(1) Revue
Literaire Bleu, 15 agosto 1887. Si disse con una di quelle frasi fatte, che i mediocri
pareggiano, che io dal mucchio delle eccezioni pretendo
ricavare una legge; ma chi sollevò quest'obbiezione ignora
che innanzi al pensatore non esistono fatti che non abbiano una legge;
tanto più poi quando queste eccezioni
sono così numerose e costanti !
(1) "L'ernia inguinale, scrive Fèrè, che è un'infermità nell'adulto, in alcuni
fanciulli si manifesta colla preesistenza di un canale permeabile che,
specialmente nella scimmia quadrumane, sussiste normalmente nello stato adulto" (Vedi
Rev. Philos., 1887). Nè d'altronde sarebbero questi i primi casi; nella microcefalia,
nel cretinismo, nei nei pilari e nella ipertricosi, ecc., l'atavismo e la patologia si innestano
insieme, e son spiegati da arresti di sviluppo che, alla loro volta, producono anomala nutrizione.
(1) è curioso
che una simile leggenda si era inventata anche contro Beccaria.
Narra infatti la leggenda che richiesto egli qual pena meritasse un brigante che
aveva ucciso e mangiato arrosto la moglie e i figliuoli: "Condannatelo a vivere
a legumi tutta la vita". Anche l'accusa di immoralità che non ci si risparmia,
si gridò addosso ad ogni novatore, anche il più ortodosso, anche di chi popolarizzava
i brefotrofi e l'uso del caffè e del tabacco. Ma chi non vede che se noi diminuiamo la responsabilità individuale,
vi sostituiamo quella sociale che è ben più esigente e severa; se noi scemiamo la responsabilità
ad un gruppo di delinquenti, non perciò vogliamo mitigarne
la sorte, ma anzi renderne più continuata quella
detenzione che la società in omaggio a principii teorici,
non interrompe che a tutto suo pericolo, salvo ad adottare con molta più incertezza,
irregolarità ed ingiustizia,
ina semicontinuità della pena, sotto la forma di ammonizione,
sorveglianza, domicilio coatto, ecc., misure
poco efficaci ed incomplete, ma da cui intanto essa si
lusinga ottenere quella sicurezza che le leggi non le forniscono?
(1) Vedi Ceneri,
Arringa per Angelo Pallotta, Bologna, 1884.
(2) Bertillon,
Ann. de dèmographie internationale, 1882.
Anche nelle questioni di puro diritto, questi studi possono
avere uua larga applicazione: cosi, la teoria che
sostituisce il diritto della difesa sociale a quella ecclesiastica
del peccato, e la temibilità del delinquente a quella
del libero arbitrio, offre, finalmente, una base stabile ad
una filosofia della pena che andava oscillando finora,
sempre invano, dall'uno all'altro opposto partito. Ed una
volta presa per criterio la temibilità del reo, e per indizio
i caratteri fisici e morali dei delinquenti-nati, resta
risolta la questione relativa al tentativo, ed ai reati
d'inerzia colpevole, seguita da morte, i quali vogliono
essere puniti se commessi da uno di costoro.
(1) Sulla completa alienazione di Passanante leggasi il Virgilio:
Su Passanante e la natura morbosa del delitto, Roma, 1888.
(2) Dal Governo Germanico, grazie alla cortese intercessione
di Engel e di Liszt, e dal Russo, grazie all'aiuto della dottoressa Tarnowski. Più strano è il vedere tali avversari
gabellarsi difensori della libertà, perchè lo sono del libero arbitrio,
giocando innanzi agli idioti sulla omofonia delle parole,
fisamente come quelli, e sono gli stessi, che difendevano
l'intromissione dei gesuiti nelle scuole, si giovavano,
a danno dell'insegnamento, della frase libertà d'insegnare.
- Io non ho che a rispondere loro: Che si
guardino intorno; e neghino che la teoria del libero
arbitrio non sia la prediletta dei nemici del libero pensiero
e delle chiese ortodosse! Oh! neghino, se possono,
che i suoi seguaci si trovano assai meno fra le vittime
che non fra i complici del dispotismo!
... cursores qui vitai lampada trahunt (Lucretius),
quell'idea non perirà. Mi basta a dimostrarlo, l'elenco
delle opere pubblicate nella Biblioteca Antropologico-
giuridica, in cui non sono meno di 104 le memorie
del nuovo diritto penale, di 116 quelle di antropologia
criminale, e 136 quelle di psichiatria e che s'intitolano:
Saljllas (La antropologia nel derecho penal, Madrid, 1888) mostra che già
nel 1500 il Chaves nella Relazione sul carcere di Siviglia aveva notato i caratteri
da me trovati nei criminali: religiosità, vanità, insensibilità, gergo, tatuaggio, ecc.,
e così Matteo Aleman nelle Aventuras y vida de Gusman de Alfarache.
Ma chi studia la storia della scienza, sa troppo bene
non essere le scoperte che riconferme più solide e più
precisate di fatti già prima trovati più volte, i quali il
pubblico o non aveva accolto, o, dopo accettati, aveva
dimenticati e derisi, appunto perchè la base non n'era
sufficientemente consolidata, o perchè mancò l'occasione
che l'aiutasse a vincere la ripugnanza che precede ogni
nuovo concetto.
Ma di questa accusa di rivoluzionarismo, in parte,
sono lieto, giovando mirabilmente a difendermi da quella
opposta che mi si muove da non pochi: aver io, cioè, nelle
conclusioni ultime (necessità del delitto, teoria della difesa
penale), risuscitato una teoria antiquata od almeno non più
in voga fra quei, che chiamerò vagheggini della scienza,
i quali usano aspettare per formularsi una fede scientifica
l'ultimo figurino della Sorbona o della fiera di Lipsia.
E fosse pur vera l'accusa; forsechè una verità può,
perciò, rifiutarsi? Non è, appunto, uno dei caratteri proprii
del vero, quello di permanere eterno; di ripullulare più
vivace, appena parve cadere soffocato sotto gli orpelli
della moda, le pastoie della rettorica e gli sterili sforzi
dei grandi ingegni sviati? Forsechè le teorie del moto
molecolare, dell'eternità della materia, non sono ancora
fresche e vive, benchè datino dai tempi dei Pitagorici?
Si obbiettava, p. es., che le cifre proporzionali non
concordano nei vari dati; e mentre un tal carattere si
riscontra, per esempio, nel 20%, un altro si ha nel
10% un altro nel 50. - Qui rispose troppo bene per
me il Ferri (1).
Molti ci rinfacciano le poco oneste interpretazioni, che
delle nostre teorie cavano alcuni avvocati, ai quali veramente
riesce talvolta di trarne profitto a pro dei più
tristi loro clienti.
Ma, oltrechè uno non ha colpa delle applicazioni che
altri possa fare, malgrado suo, delle sue scoperte, non
si pensa che appunto il guaio non esisterebbe se, veramente,
si mettessero in pratica le teorie nostre coi provvedimenti da noi suggeriti.
Il giorno, in cui alla rettorica vuota dei difensori si
supplisse con un giudizio di specialisti tecnici, sopprimendo,
così, il giurì, che è un avanzo dell'antica barbarie, prevenendo,
colle leggi sugli alcool e sui divorzi, molte cause
di delitti di sangue e sessuali, eliminando cogli stabilimenti
degli incorreggibili, o colla pena di morte, o col
lavoro in terre malariche, quel gruppo d'individui che
costituiscono l'eterna clientela della giustizia penale, ogni
pericolo sarebbe tolto; ma fin quando queste misure, da
noi richieste, non siano attuate, quelle accuse sarebbero
così ingiuste, come chi appuntasse il gaz illuminante
perchè non bene tubulato può scoppiare e provocare
incendi.
Che se, d'altronde, a queste arti dà presa ora la nostra
scuola, perchè incompleta, e in disarmonia col codice, la
destano, ben peggio, i codici vigenti colle loro frasi
elastiche ed assurde di forza irresistibile, di libero arbitrio
a metà, a quarti, a infinitesimi, che ormai son divenute
proverbiali, per cui, a stretto rigore di logica, coi codici
che ci reggono, si potrebbero assolvere tutti i criminali;
e la presta ben peggio l'imperversare dell'avvocatocrazia,
che ormai ha sostituito ogni forma di governo;
che mentre getta negli occhi dei gonzi le lustre di un
femmineo sentimentalismo per la pena di morte o pel
carcere perpetuo, ha, col sistema medio-evale delle grazie regie
e dei giurati, colla amovibilità dei giudici, colla
nessuna importanza data ai periti, colle meschine spese
di polizia giudiziaria, convertito la giustizia in un ignobile
cespite d'entrata, e per alcuni pochi privilegiati,
in un ufficio di cui spesso la sola meta è il personale
interesse.
Ora, contro tutto ciò, chi ha protestato più fieramente
di noi?
Mi si disse infine: Le vostre fisonomie non hanno proprio
nulla di particolare. Ebbene, qui mi giova rispondere
con Ferri (1), che "ciò dipende soltanto dalla minor
pratica di chi osserva. Così quando uno in paese straniero,
gli sembra che tutte le voci e tutte le fisonomie
degli abitanti siano eguali; gli è soltanto colla permanenza
prolungata che si arrivano a distinguere le mille,
dapprima impercettibili, sfumature, che fanno poi distinguere
uno da un altro, come un bianco da un nero".
Maudsley, Meynert e Biswanger in coro ci ripetono
che tali questioni non possono risolversi che dall'esame
individuale. - Ma è appunto sull'esame individualizzato,
esposto in fotografie, in cifre (nella mia 1ª e 2ª ediz.),
e per disteso nelle belle opere di Marro, di Ferri e nelle
due Centurie (Rossi), su 54,131 individui, che abbiamo
fondato tutti i nostri lavori e basato tutto il nostro
metodo, il che appunto ci suscitava il rimprovero opposto,
che cioè noi non ci serviamo dei grandi numeri.
- Queste accuse, come le infelicissime del buon Gabelli,
non provano altro che spesso si critica un'opera senza
esaminarla, anzi, senza percorrerla.
Ci si chiede: come spiegate che, collo stesso cranio, il
matto ed il reo, prima di essere tali, fossero uomini
onesti e savi. Ma prima di essere tali, all'osservatore non
volgare, avevano essi già presentato sufficienti anomalie
per farne subodorare la diagnosi. La pazzia che non sorga
per gravi cause congenite, è caso assai raro e guarisce
prestissimo; e le così dette cause occasionali del morbo
non ne sono che il pretesto, ma pochi lo diagnosticano
tale in precedenza e finchè non dà nel delirio. Così
pure si dichiara birbante per lo più solo chi abbia ecceduto
nei vizi, quando, cioè, la società deve garantircene.
Moltissimi sono giuridicamente dichiarati pazzi o
birboni dopochè lo furono di fatto per molto tempo:
- spesso, anzi, fin dalla nascita; invece di uccidere
avranno firmato cambiali false, o commesso furti in famiglia,
od in collegio, o furono delatori politici od avranno
tradito i segreti d'uffizio.
Questa è un'altra delle ragioni per cui si può spesso
indovinare dalla fisonomia e dal cranio la loro tempra
morale: in fondo non è un indovinello o una profezia che
si fa, come credono il volgo e col volgo i poco accorti
critici, ma una lettura, direi, di un palinsesto alla rovescia,
tanto più facile, perchè non si limita alla faccia,
ma va alla calligrafia, ai gesti, alla sensibilità, ecc.: e
che ciò malgrado non si è mai preteso di rendere applicabile,
se non in individui recidivi od indiziati di reati.
Si domanda come era il cranio di coloro che, nei
tempi barbari commettevano atti, come eresia, bestemmia,
stregoneria, puniti allora dalle leggi, mentre ora non lo sono più.
Ora io ho dimostrato che i delinquenti contro l'uso,
contro le religioni, erano allora i veri delinquenti, mentre
i rei d'omicidio molte volte non erano considerati come
delinquenti nelle epoche selvaggie. Che, se quelli erano
veri delinquenti (eccettuati, naturalmente, quelli a torto
perseguitati per solo sfogo di odio teologico o politico),
è naturale che dovevano avere gli stessi caratteri dei
delinquenti odierni; anzi, che è più, nella 1ª edizione ho
dato la descrizione di 12 crani di rei medioevali, che
avevano le stesse anomalie dei nostri.
Non è vero, del resto, che ad ogni infrazione del Codice
penale noi pretendiamo debbano corrispondere speciali
anomalie: ve ne hanno nei rei, solo in proporzioni inferiori
al 60%, e quasi sempre per reati gravissimi,
come assassinio, incendio, stupro, furto grave e simili.
I rei di stampa, anche quelli di calunnia, in gran parte
i politici, molte forme d'aborto, di infanticidio, i duelli,
le percosse improvvise, certi abusi di confidenza, gli adulteri, ecc.,
non sono che affatto occasionali e non presentano alterazioni somatiche,
le quali non si riscontrano
che rarissime nei delinquenti per passione (Vedi Vol. II).
In una memoria priva, invero, di documenti originali,
ma in cui la conoscenza dei lavori altrui almeno
è profonda, quella di Baer (1), e così ora in una di
Meynert (Revue scientifique, 1888), si tenta distruggere
il concetto precipuo dei nostri studi, quello dei delinquenti-nati,
sostenendo che i caratteri degenerativi
trovati nei delinquenti-nati sarebbero proprii delle classi
miserabili donde costoro ne deriverebbero, ma essi dimenticano
che non esiste una classe da cui discendano
esclusivamente i criminali.
Nè qui si può fingere ignorare i caratteri nuovi da
me scoperti in costoro. Ora, oh! che tutte le classi povere sieno
mancine, daltoniche, anestetiche? Ma essi aggiungono che molti
di questi caratteri si devono al l'alccolismo;
e tale era pure, sulle prime, la mia opinione; ma
poi vidi dei caratteri che non hanno rapporto coll'alcoolismo,
quali: plagiocefalia, agilità straordinaria; e
infine ne notai molti in donne ed anche in minorenni
che non avevano abusato di vino.
Vero è che l'alcoolismo entra, come ben essi osservano,
per molto, nell'eziologia del crimine, ed io appunto ne
ho trattato in un libro speciale (Sull'alcoolismo);
ma, una volta ammesso che un uomo intossicato
di alcool è un uomo profondamente alterato nei suoi tessuti,
per adiposi epatica, cardiaca, e specialmente cerebrale,
come possono essi affermare (Baer), con logica
sana, che il libero arbitrio non sia alterato in costoro?
Dire che un alcoolista è un uomo libero come gli altri,
è come dire che un lino imbevuto di alcool è tanto poco
combustibile come quello che esce umido dal telaio.
Molti ci accusano di mettere, con tutti questi nuovi
indizi fisionomici, cranici, in maggiore pericolo la sicurezza
individuale, inclinando al sequestro di un individuo,
solo perchè abbia l'orecchia ad ansa od il tatto
ottuso! Ma come? Non hanno costoro pensato che noi di
questi segni non insegniamo a fare uso che sopra chi
sia già sospetto di criminalità? e che non sogniamo poi
di predicare il sequestro perpetuo di chi ne sia fornito,
se non quando questi non solo sia stato accusato, ma
riconosciuto autore di un crimine, e che d'altra parte la
loro assenza, come in un caso recente (1), può servire
a svelare una calunnia e salvare un innocente?
è un'aggiunta, dunque, la nostra, che si fa agl'indizi
che si cavavano finora dalle testimonianze, dalle
confessioni, ecc. Pretendere che con ciò si ponga in
maggior pericolo la libertà altrui, sarebbe come concludere
che quando a 25 + 10 si aggiunge un 25 si
ha 15 e non 60; si ha una sottrazione invece di una
somma!
Vaccaro (2) e Grassi credono di combattere la nuova
scuola per ciò che essa avrebbe per base il Darwinismo.
Ora, secondo essi, Darwin sarebbe combattuto, tramontato;
ma non pensarono, essi, che autori, i quali tendano
a negare le teorie più sicure, solo perchè nuove,
ve n'è sempre, e il mondo accademico è fatto per ciò;
e che, d'altra parte la nuova scuola non ha per base
alcun sistema.
Non naturalista, ma alienista, avendo portato nella
psichiatria il metodo clinico ed antropologico, e le indagini
individuali, al posto delle astratte e delle psichiche
che vi dominavano (3), non feci che applicare lo stesso
metodo allo studio del delinquente, che formava tanta
parte della psichiatria e della penalità.
Quanto alle conclusioni pratiche sul delitto penale i
miei amici e colleghi penalisti (ammiratori, invero, più
di Spencer che di Darwin) non si sognarono mai di venirvi,
partendo a priori dalle teorie dell'uno o dell'altro.
- Certo però quando i fatti coincidevano colle risultanze
di questi grandi, vi ci abbandonammo con maggiore fiducia,
perchè chi non vede che, lasciata da parte ogni
idolatria autoritaria, si deve essere contenti di avere a
capifila uomini di sì larghe e potenti vedute, che risparmiano
alle volte, con uno dei loro forti sguardi di aquila,
il lavoro di intere generazioni di modesti pensatori come
noi: - ma da questo a seguirli servilmente, e sopratutto aprioristicamente, ci corre.
"Si teme dai più che la morale resti offesa, una volta
che venga meno la stima e il disprezzo per atti che non
sono voluti liberamente; ma oltrechè il basare sì importante
freno sopra un fatto controverso pare poco serio,
sta poi sempre che nessuno intacca il mondo dei sentimenti,
nè, volendo intaccarli, nessuno vi riescirebbe.
I criteri del merito non cangiano punto per ciò che
molte delle virtù e dei vizi si siano trovati effetto di
mutazioni molecolari. Chi nega l'ammirazione alla beltà
anche quando creda, come io e moltissimi altri, che essa
sia un fenomeno affatto materiale e indipendente dalla
volontà umana? Non è virtù del brillante d'essere più
bello del carbone, ma nessuna signora getterebbe via i
suoi brillanti perchè sono, in fondo, carbonio. Noi coroniamo
di fiori le tombe dei grandi, e spargiamo al vento
le ceneri dei tristi, anche quando sappiamo che l'essere
criminale ed eroe dipende, come la beltà, da una condizione dell'organismo" (Tammeo, op. cit.).
Degli antropologi-criminalisti nessuno stringerebbe la
mano a chi abbia commesso un delitto, come nessuno stimerebbe
un cretino al pari del genio, per quanto creda
e la perversità dell'uno e l'ottusa intelligenza dell'altro
essere solo l'effetto dell'organismo! A rivederci, poi, i
volghi in cui queste idee non penetreranno che dopo
molti secoli!
"Chi pretende che negandosi certi principii etici rovini
la libertà umana, somiglierebbe a chi avesse obbiettato
a Galileo e a Copernico che col sostenere il sole
star fermo e la terra muoversi, essi mettevano a rovina
tutto il sistema solare. - Come il sistema celeste, anche
il mondo morale permane sempre, qualunque sia il criterio
con cui lo si esamini. Le dottrine restano nei
libri, ed i fatti continuano il loro corso; pur troppo!"
(Tammeo, op. cit.).
Nè, viceversa, il disprezzo segue sempre normalmente
il delitto. L'adulterio è biasimato solo nella donna. Le
truffe dei grossi banchieri si chiamano bei colpi. E così
via. Nè i delitti politici meritano disprezzo, eppure devono
entrare nel Codice penale quando la pena sia giustificata dalla difesa sociale.
Il disprezzo, d'altra parte, può giovare a prevenire i
reati d'individui non ancora corrotti, ma i delinquenti-
nati e gli abituali vi sono affatto insensibili.
"Le conclusioni, scrive Barine (1), di questa nuova scuola
saltano subito agli occhi; nè le penalità possono
più esser le stesse; nè il principio in nome del quale i
tribunali condannano; nè lo scopo a cui si attende coi
sistemi penitenziari. è un cataclisma completo di una fra
le parti più importanti della nostra organizzazione sociale.
Il nuovo sistema dovrà partecipare all'indifferenza
della natura; sarà improntato alla durezza che segue all'indifferenza.
Non sarà crudele, perchè non si avrebbe
più sdegno contro il reo. Lo si sopprimerà o sequestrerà,
ma senza collera; il diritto di difesa sarà sostituito a quello
di punizione, rimasuglio del vecchio concetto teologico dei
peccati. I metafisici protesteranno; ma niuno vi baderà,
erchè la volontà non è più libera fra gli onesti che lo sia
fra i rei. Un uomo che ragiona non si ribella contro un
fenomeno, fosse pur doloroso come lo crede; si assetta
per soffrirne il meno possibile".
E mentre alcuni, specialmente stranieri, mal leggendoci o mal comprendendoci,
ci accusano ora di essere esclusivamente atavismofili,
ora di essere esclusivamente epilettofili nella genesi del delitto,
non badando che le accuse si elidono, ve ne hanno, per istrano evento, di
quelli, e sono i più ed i migliori, che non possono darsi
pace che io, ammettendo l'atavismo, ammetta pure l'origine patologica, l'epilettica,
quasi questa escludesse quello; e non pensano che perchè l'atavismo si mostri
in un organismo attuale, bisogna che esso sia determinato da una causa patologica.
Qui è bello il notare che coloro che più accanitamente
e con maggior copia di fatti ci combattono a questo proposito,
come il Fèrè, sono proprio essi che ci porgono
i fatti che meglio provano i rapporti dell'atavismo colla
patologia; è precisamente il Fèrè che tentava dimostrarci
fino nell'ernia un fenomeno atavistico (1), così come nell'orecchio ad ansa.
Chi pretende che la degenerazione escluda la formazione di tipi speciali (Fèrè),
non pensa a quei tipi di degenerati che sono i cretini e gli idioti.
Si obbietta: Nei criminali non troviamo mai l'atavismo
completo; e ve n'hanno che non sono niente cannibali
(Biswanger), nè tatuati, ecc.: ma chi può credere all'esistenza dell'atavismo
completo in razze ed individui attuali? Dell'atavismo non vediamo nell'uomo attuale che
una forma, che una parvenza parziale, altrimenti non
avremmo sotto i nostri occhi un uomo, ma un mammifero; anche nel cretino,
anche nel microcefalo, o il viso, od il cranio, od il tronco sono normali. Ben è vero
che per la legge di correlazione e corrispondenza tra
gli organi di Geoffroy Saint-Hilaire, o per la legge d'adattamento di Darwin,
di raro una anomalia resta assolutamente isolata, ma più spesso s'associa ad altre, ma
che sia generale la regressione atavistica è impossibile.
Ma a queste gravi obbiezioni, elevate da severi scienziati, altri,
a loro ben inferiori in dottrina ed onestà,
aggiunsero quella, che per essere anonima, imprecisa,
impalpabile e men degna di discussione, è di tutte la più
dannosa: quella che io chiamo della leggenda.
La leggenda pretende che con questi studi si voglia
abbattere il Codice Penale (1), porre in piena libertà
tutti i birbanti e minare la libertà umana.
Mancherà, colle nuove misure alla pena, l'infamia, è
vero, ma questa neanche i nostri giuristi la credono
necessaria, reputandola una trasformazione atavistica,
un avanzo della vecchia vendetta, che va sparendo ogni
giorno più. - E chi può sottrarsi a tanti vantaggi solo
per poter giustificare un sentimento così odioso? Chi
non sente che è vangelo dei nostri tempi la massima:
Tutto conoscere e tutto perdonare?
Quanto all'esemplarità, oltre che permarrebbe, perchè
una detenzione perpetua vuol dire qualche cosa di ben
doloroso, chi non conosce che non è più, nemmeno
questo, lo scopo precipuo della pena?
Ed è verissimo che, riconosciuta l'identità del pazzo
morale col delinquente-nato, riconosciuta l'esistenza dei
mattoidi, di certe monomanie e manie sistematizzate
(vedi Volume II), a stretto rigore di parola, davanti a
chi fa del libero arbitrio il fondamento per la punibilità,
il perito potrebbe paralizzare la giustizia, mostrando un
malato dove è per gli altri un colpevole.
Ma che perciò? Oh! dovremo noi falsificare, rinnegare
il vero, perchè la legge, non ammettendolo, si è
messa su una falsa strada, studiando il delitto, senza
studiare il delinquente ? E non sarà più giusto, fra i due,
l'esigere siano le leggi che s'accomodino ai fatti, che
non i fatti si falsifichino per accomodarsi alle leggi, e
ciò solo per non turbare la serena tranquillità di coloro,
cui non giova occuparsi di questo nuovo elemento entrato nel campo degli studi?
E pazienza se le misure architettate, finora, fuori ed
in senso contrario alle nostre conclusioni, menassero
almeno alla sicurezza sociale, che è lo scopo supremo a
cui tutti miriamo. Ma chi non sa che i più onesti ed
i più intelligenti penalisti pratici, convengono, essere
l'opera della giustizia una specie di lavoro di Sisifo, una
immensa fatica con poco o nessun risultato: e che i pretesi amminicoli,
suggeriti dalle scuole penali più moderne,
come la libertà provvisoria, la giuria, la liberazione condizionata,
invece di scemare il delitto, non fanno che
aumentarlo od al più trasformarlo? Che pensare poi di
quelle altre misure, che si pretendono l'ultimo verbo
della scienza, e sono invece la più bella dimostrazione
della sua mancanza di senso pratico, quale la mitigazione
delle pene ai recidivi, la impunità del tentativo, la giuria
estesa alle pene correzionali?
Puossi dire altrettanto delle conclusioni pratiche della
nostra scienza?
Puossi dire che siano altrettanto pericolose ed assurde
le proposte dei manicomii criminali, del carcere per
l'incorreggibile, della multa o della pena corporale sostituita
alle prime detenzioni; delle leggi sul divorzio,
sul lavoro dei fanciulli, sull'alcool, per premunire gli
adulterii, gli stupri e le ferite? o l'obbligo imposto al
reo del risarcimento dei danni inferti, in ragione delle
proprie forze e ricchezze?
E chi può negare che nei processi per pederastia, per
veleno, per assassinio, ove tanti indizi vanno mancando,
l'introduzione dei criteri antropologici può giovare molto
di più di una incertissima nota anatomica, o di una di
di quelle reazioni chimiche che ogni anno si van rinnovando e demolendo?
Ricordiamo come l'egregio prof. Filippi in un pederasta trovò
tatuata l'iscrizione: "Pasquino, unico
tesoro mio sei tu", che gli forniva un indizio più sicuro
delle sue prave abitudini, che non le alterazioni
anatomiche. Che dire poi di quei casi, in cui il tatuaggio,
e per la propria oscenità, e per le parti in cui è praticato,
disegna nettamente il reato, come già in questo
volume ci mostrerà Lacassagne?
Si pensi al buio del processo Zerbini: ebbene, un antropologo
criminale avrebbe potuto, come del resto tentava il Ceneri,
offrire, collo studio dell'isterismo, della
degenerazione, della fisonomia, dell'apatia strana dell'accusata,
un indizio ben più sicuro delle contradditorie
testimonianze, che forse avrebbe fatto parlare il muto
cadavere del Coltelli; forse vendicatolo; certo risparmiate
le lacrime di due innocenti, e l'osceno spettacolo
di un popolo intiero, che ride al trionfo del vizio (1).
Aggiungete che se si stava ai dettami della nuova scuola,
la Zerbini, avendo i caratteri del criminale-nato e dell'isterica,
ed avendo commesso delitti da giovane, sarebbe
stata reclusa in un manicomio, nè avrebbe potuto più
recar danno ad alcuno.
E qui ci giova accennare come appunto quelle ricerche
che parevano le più oziose, quali le misure craniometriche
e quelle degli arti, furono trovate ora essere un
prezioso amminicolo per controllare e completare l'album
criminale, che quando si limita alla faccia ed al nome
può dare luogo ad inconvenienti gravissimi, poichè il
nome si dissimula, i tratti fisionomici si possono truccare
con artificio, non i dati antropometrici, raggiunta
che sia l'età matura (2).
Ed essi c'insegneranno come, variando i fattori secondo
i climi, debbono variare secondo essi anche le pene; se
no la legge, trovandosi in contraddizione colla natura
degli animi, resta lettera morta; e ne avvengono quelle
molte assoluzioni che nel fondo costituiscono un codice
nuovo regionale in opposizione al codice scritto e la dimotrazione
pratica, e pur troppo la più diffusa e dannosa,
della influenza del clima sulla morale: così i giurati
nelle provincie meridionali riguardano alcuni gruppi di
reati con occhio ben diverso da quelli del Nord. "In
Aosta, scriveva Morano, si considera dai giurati la vita
assai più della borsa; nella valle di Mazzara si crede
più meritevole di scusa chi adoperi le armi, e quindi
i giurati danno sentenze diversissime nelle due regioni".
Altrettanto dicasi dei reati di stupro, e più ancora
di camorra e di maffia, che non sono punto riguardati
al Sud coll'orrore che al Nord.
E questo basti contro coloro i quali, anche credendole
vere, non trovano queste ricerche applicabili alle scienze
giuridiche, nè alle sociali.
Nè regge l'accusa che pur ci vien lanciata, qua e là,
di proteggere i tristi nella pratica medico-legale,
Si citino, risponderò a viso aperto, i casi, in cui qualcuno
di noi abbia recato turbamento alla giustizia!
Finora, con un'abnegazione, che non fu ammirata
quanto meritava, i sostenitori della nuova scuola, almeno i
medici periti, non ne vollero approfittare che
a pro della giustizia punitiva, astenendosi, perfino,
d'intervenire quando il pronunciare la verità poteva essere
di anno sociale.
Si potranno citare i casi, in cui i seguaci della nostra
scuola abbiano rivelato o controllato la dubbia criminalità
di un colpevole; non uno, in cui ne abbiano favorito
l'assoluzione, malgrado che ciò avrebbeci accattato grazia
e profitto presso quella casta che domina ora, e, non
di raro, infetta il nostro paese.
Che, se sostenemmo l'irresponsabilità di Passanante,
Guiteau, Faella, Verzeni, Fusil, fu solo dopo che la
morte o la condanna li aveva colpiti, esagerando nello
scrupolo fino all'ingiustizia (1). - Possono dire altrettanto coloro che ci accusano?
Chi poi insinua che noi favoriamo queste teorie per
mercare più facili plausi, finge ignorare che le plebi,
siano accademiche o delle piazze, furono e son le più
acri e fortunate nemiche di ogni novazione, la quale,
per lo più, non trionfa se non passando sulle spoglie
del suo creatore; finge ignorare essere noi fatti segno
non solo alle escandescenze dei retrivi, ma ai facili dileggi
dei vagheggini del giorno, che delle novità usano
careggiare quelle, soltanto, le quali, per la poco loro
consistenza, al par della moda, non avendo uopo di fatica,
o di studio, per essere adottate, facilmente attraggono
i favori dei più; finge ignorare come proprio quelli
che più ci gridano addosso, ci asseragliano ogni via, ogni
carriera, quasi a pazzi ed immorali, aggiungendo, con
una manovra indegnamente ipocrita, il danno alle beffe;
così come coloro che ci rimproverano il poco numero
d'osservazioni, trovarono modo di impedirci le indagini
nelle carceri; sicchè tutte le nuove ricerche si dovettero
compiere a prezzo d'oro e spesso con personale pericolo,
frugando i criminali nei loro ricoveri: e per le fotografie
ricorrendo, non senza vergogna, all'aiuto straniero (2).
E con ciò mi pare aver risposto alle ultime critiche,
nessuna trascurandone, e più vi risponde il libro colla
sua corazza compatta di fatti.
Ma per quanto io abbia affaticato, non ho pur troppo
la coscienza d'aver raggiunto completamente la soluzione
del problema: e quanto più procedo nel cammino,
come colui che dall'alto vede più largo lo spazio d'intorno,
io vedo farmisi sempre maggiori le lacune.
A completare e consolidare, però, stabilmente, l'edificio
soccorre l'aiuto di compagni e discepoli, d'uomini
egregi che penetrando più innanzi nella via tracciata,
sfidando le sventure che nella vita scientifica e professionale
non poteva non procacciare il seguire, in un paese così
raggrinchito nel vecchio, una nuova ed audace bandiera,
la portarono ben più innanzi di me e per
inesplorati sentieri. Oh! onore a voi Kurella, Ferrero,
Carrara, Ottolenghi, Du Hammel, Roncoroni, Ferri,
Fornasari, Cristiani, Agostini, Marro, Pellmann, Ellis,
Mac Donald, Lefort, Zerboglio che ogni giorno portate
nuove pietre in sostegno al giovane edificio. La vostra
compagnia m'assicura più delle fatiche spese in 25 anni
in quest' opera; l'idea che l'informava, rinvigorita e
trasmessa man mano da voi quasi
Criminologia, di Garofalo;
la Forza irresistibile, di Setti;
l'Omicidio, la Sociologia criminale, di Ferri;
l'Aborto, infanticidio ed esposizione d'infante, di Balestrini;
le due Centurie e l'Atlante criminale, di Rossi;
il Delitto politico, di Laschi e Lombroso;
Passi e criminali studiati antropologicamente, di Virgilio;
la Maffia e la Camorra, di Alongi;
I caratteri dei delinquenti, di Marro;
Le epilessie, di Tonnini;
Sul delitto e la nuova scuola penale, di Drill;
Sul delinquente spagnuolo, di Salillas;
Los Hombres de presa, di Drago;
La teoria psicologica della diffamazione, di Florian;
l'Alcoolismo, di Zerboglio;
Sulla folla delinquente e la Coppia criminale, di Sighele;
la Criminalità e le vicende economiche, di Fornasari;
Il militare delinquente, di Brancaleone-Ribaudo;
The Criminal Man, di H. Ellis;
Naturgeschichte des Verbrechers, di Kurella;
Les ètudes anthropomètriques sur les prostitues ecc., della Tarnowski;
gli Studi di antropologia criminale, di Baca e Vergara e ciò senza contemplare
i 16 anni dell'Archivio.
Contemplando quest'elenco
posso rispondere con un sorriso d'orgoglio a quanti ci
gabellano per morti, credendo intanto di potersi vestire
impunemente delle nostre spoglie. Strani morti, che sentimmo
ancora la vigoria di rifare cinque volte da capo
a fondo la via faticosamente percorsa, adottando il vero
dovunque lo trovammo, anche quando si ritorceva contro
noi: e che, non fermandosi mai un giorno sulle messi
raccolte, abbiamo tentato le soluzioni di quesiti che
parevano disperati, sul genio, sull'epilessia, sul delitto
congenito, sul delitto politico, sull'infanticidio, sull'aborto,
sulla prostituzione (Tarnowski) e perfino iniziatone nell'arte,
nella letteratura, nella pedagogia e nel diritto
civile (D'Aguanno, Salvioli, Riccardo, Lefort).
Nè io ho la pretesa, ben s'intende, che questi lavori
siano perfetti, e neppure che alla perfezione si avvicinino;
ma allorchè penso che molte volte si devono accettare
e rispettare le nuove scoperte anche quando non
hanno la minima ombra d'applicazione, posciachè bisogna
possedere tutti gli strumenti, averli ben in ordine e saperli
ben maneggiare prima di ottenerne un vantaggio,
e posciachè passarono cento anni dalla pila di Volta alla
sua applicazione al telegrafo, alla dinamo, posso essere
ben fiero se vedo sorgere da ogni parte le applicazioni
alla nuova scienza dai punti più lontani della pratica
penitenziaria, del diritto, che già dal lettuccio tormentoso
delle formole astratte, ove dal Medio Evo fu finora
raggrinchito e rinchiuso, comincia a sentire i primi
soffi della riforma, fino al campo letterario ed artistico
che pareva così da lei divergente e lontano.
Cesare Lombroso.