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in
Germania
un
anno
di
separazione
per
le
consensuali,
che
passano
a
tre
in
caso
di
giudiziali,
mentre
in
Gran
Bretagna
due
o
cinque
anni
di
separazione,
ma,
se
si
dichiara
che
il
comportamento
dell'altro
coniuge
rende
insostenibile
continuare
nella
relazione,
il
giudice
può
dichiarare
immediatamente
il
divorzio
e
cessare
quello
stato
di
conflittualità
che
è
stato
indicato,
a
gran
voce,
come
l'elemento
più
dannoso
e
più
nocivo
per
la
vita
familiare.
L'elemento,
appunto,
che
desta
più
sorpresa
è
che
l'Italia,
ritardataria
rispetto
all'iter
che
abbiamo
appena
ricordato,
era
all'avanguardia
nel
periodo
delle
riforme
che
abbiamo
appena
evocato.
Vorrei
sottolineare
ancora
le
novità
salienti
rispetto
al
testo
licenziato
dalla
Commissione
e
che
oggi
presentiamo
in
Aula:
la
riduzione
del
tempo
della
separazione
da
tre
anni
a
12
mesi
in
caso
di
contenzioso;
in
caso
di
separazione
consensuale,
lo
sappiamo,
i
tempi
si
riducono
ulteriormente
a
sei
mesi
e
il
decorrere
del
tempo
non
parte
dal
momento
del
deposito
degli
atti,
ma
dalla
notifica.
In
ultimo,
ai
fini
della
riduzione
del
termine,
non
si
tiene
conto
della
presenza
o
meno
di
figli
minori,
cosa
che
io
considero
rilevantissima.
Su
questo,
infatti,
vorrei
fare
ancora
un'ultima
considerazione.
Aver
ridotto
i
tempi
in
caso
di
separazione
consensuale
e
aver
cancellato
la
clausola
sui
figli
minori,
lo
ritengo
davvero
molto
importante,
soprattutto
in
seguito
alla
legge
sulla
filiazione
che
prevede,
infatti,
che
i
figli
siano
uguali
in
tutte
le
situazioni
e
a
tutti
gli
effetti.
Siamo
riusciti,
così,
infatti,
ad
eliminare
la
discriminante
tra
figli
nati
all'interno
o
non
all'interno
del
matrimonio,
e
allora
è
importante
non
reiterare
la
discriminazione
nemmeno
all'interno
del
provvedimento
sul
divorzio
breve
perché
questa
introduzione
avrebbe
non
solo
potuto
rendere
la
norma
anticostituzionale,
ma
soprattutto
avrebbe
potuto
introdurre
un
altro
elemento,
un
vulnus,
rispetto
al
dialogo
tra
quanto
cerca
di
fare
la
politica
quando
esercita
riforme
e
quanto
viene
compreso.
Così,
come
abbiamo
spiegato
poc'anzi
e
come
è
evidente
all'alba
di
quello
che
farà
il
nuovo
Parlamento
europeo,
l'Italia
riuscirà
finalmente
a
mettersi
al
passo
con
l'Europa
o
almeno
a
ridurre
la
distanza.
Io
credo
che
la
norma
che
oggi
è
in
discussione,
così
come
le
unioni
civili
per
le
coppie
omosessuali,
vada
in
questo
senso.
Mi
auguro,
poi,
che
si
possa
giungere
in
tempi
brevi,
come
già
accade
in
Francia,
Svezia
o
in
Portogallo
e
come
a
più
riprese
ha
sottolineato
anche
il
Ministro
della
giustizia,
Andrea
Orlando,
alla
rescissione
del
vincolo
matrimoniale
senza
passare
dal
tribunale
ma
con
un
accordo
stragiudiziale,
qualora
la
decisione
sia
consensuale
e
in
assenza
di
figli
minori.
Ciò
risponderebbe
a
due
esigenze:
da
un
lato
alleggerirebbe
il
carico
del
lavoro
degli
uffici
giudiziari
e
dall'altro
renderebbe
meno
oneroso
a
livello
economico
e
meno
pesante
a
livello
emotivo
la
decisione
di
mettere
fine
ad
una
relazione.
Avviandomi
a
concludere,
penso
che
sia
davvero
giusto
quanto
prima
sottolineato
dalla
collega
Moretti
e
anche
dall'altro
collega
relatore:
non
si
tratta
in
nessun
modo
di
un
contenzioso,
di
un
conflitto
tra
chi
sostiene
il
matrimonio,
chi
sostiene
la
famiglia
e
chi
è
contrario
alla
famiglia,
si
tratta
di
prendere
atto
dei
mutamenti
che
attraversano
la
nostra
società,
della
capacità
che
ha
la
politica
di
accompagnare
gli
sforzi
migliori
che
vengono
compiuti
anche
dentro
la
vita
privata,
di
ridurre
situazione
di
conflittualità
che
rappresentano
il
vero
danno
per
i
minori;
si
tratta
di
vedere
le
cose
per
come
sono
e
non
per
come
vorremmo
che
fossero,
di
non
guardare
a
stereotipi
o
a
cose
ideali
ma
alla
vita
per
come
è.
Mi
permetto
di
sottolineare
in
chiusura
le
parole
del
Pontefice,
Papa
Francesco,
quando
esorta
sempre
anche
chi
ha
responsabilità
istituzionali
come
noi
a
dire
e
a
vedere
la
verità.
Ecco,
vedere
i
mutamenti
per
quello
che
sono,
riconoscere
i
mutamenti
che
attraversano
la
società
per
quello
che
sono,
incoraggiare
le
forme
più
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