Page 24 - Microsoft Word - DivorzioBreve.doc
P. 24
sono
state
celebrate
con
rito
religioso
122
mila
nozze;
il
loro
numero
è
calato
di
33
mila
unità
negli
ultimi
quattro
anni.
I
matrimoni
civili,
invece,
hanno
visto
un
recupero
negli
ultimi
due
anni
pari
a
5.340
cerimonie,
arrivando
a
rappresentare
il
41
per
cento
del
totale
a
livello
nazionale.
Al
nord
i
matrimoni
con
il
rito
civile
superano
quelli
religiosi
e
al
centro
sono
ormai
1
su
2,
il
49,4
per
cento.
Se
questi
sono
i
dati
relativi
ai
matrimoni,
ci
sono
poi
i
dati
statistici
relativi
alle
separazioni
e
ai
divorzi.
Nel
1971
il
numero
delle
separazioni
era
di
18.486;
è
andato
progressivamente
crescendo
fino
a
raggiungere,
nel
2009,
le
85.945
separazioni
pronunciate
dallo
Stato
italiano.
Il
numero
dei
divorzi
era
originariamente
di
17
mila
nel
1971:
nel
2011
le
separazioni
sono
state
88
mila,
i
divorzi
53
mila,
rispettivamente
più
0,7
per
le
separazioni
e
meno
0,7
per
i
divorzi
rispetto
all'anno
precedente.
Questi
incrementi,
in
un
contesto
in
cui
i
matrimoni
diminuiscono,
secondo
l'ISTAT
sono
imputabili
a
un
effettivo
aumento
della
propensione
alla
rottura
dell'unione
coniugale:
se
nel
1955
per
ogni
mille
matrimoni
si
contavano
158
separazioni
e
80
divorzi,
nel
2011
si
arriva
a
311
separazioni
e
182
divorzi.
I
secondi
matrimoni
calano
e
la
loro
quota
sul
totale
è
tuttavia
in
crescita
dal
13,8
per
cento
al
15,7
del
2012.
Su
questo
panorama
si
inserisce
il
quadro
normativo
che
noi
stiamo
valutando
se
modificare.
È
nota
a
tutti,
peraltro,
la
situazione
in
Europa,
dove
nei
Paesi
omologhi
–
Francia,
Germania,
Spagna,
Gran
Bretagna
e
Svezia
–
la
tempistica
di
divorzio
è
assolutamente
breve
e
si
esaurisce
da
quattro
a
sei
mesi,
in
qualche
Stato
addirittura
senza
passare
attraverso
il
vaglio
del
giudice
ma
si
passa
soltanto
attraverso
un
percorso
di
carattere
amministrativo,
legato
all'attività
degli
uffici
di
stato
civile.
In
gran
parte
dei
Paesi
d'Europa
non
esiste
il
duplice
percorso
della
separazione
e
del
divorzio,
ma
esiste
un
percorso
unico
per
cui
dal
matrimonio
si
passa
direttamente
al
divorzio.
È
noto
poi
che
esiste
un
cosiddetto
fenomeno
del
turismo
divorzile,
per
cui
oggi
come
oggi
vi
sono
coppie
che
per
accedere
immediatamente
al
divorzio
ricorrono
alla
normativa
di
alcuni
Paesi
nell'ambito
europeo
–
per
esempio
la
stessa
Romania
–
che
nell'arco
di
un
bimestre
consente
di
sciogliere
integralmente
un
matrimonio
ottenendo
poi
la
convalida
in
Italia
della
relativa
pronuncia.
Sull'elaborazione
del
testo
ha
influito
non
poco
anche
la
constatazione
che
negli
ultimi
10-‐15
anni
vi
è
stato
un
aggravamento
molto
consistente
dei
tempi
giudiziari
per
il
conseguimento
della
pronuncia
di
divorzio.
Oggi
la
media
nazionale
è
di
508
giorni,
che
si
aggiungono
ai
tre
anni
previsti
dal
quadro
normativo
attuale.
Quindi,
se
tanto
mi
dà
tanto,
siamo
quasi
al
quinquennio
che
la
Camera
e
il
Senato
avevano
ridotto
fin
dal
1987.
Questo
testo
può
essere
un
provvedimento
di
mediazione
tra
diversi
punti
di
vista.
Nel
nostro
panorama
nazionale
esiste
ed
è
legittimo
che
esista
il
convincimento
di
coloro
che
pensano
che
il
divorzio
rappresenti
un'opportunità
da
non
favorire.
È
assolutamente
fisiologico
che
esistano
convincimenti
di
tipo
confessionale,
religioso
e
cattolico
per
il
quale
il
matrimonio
è
indissolubile,
ma
nel
nostro
ordinamento
il
divorzio
è
ormai
una
realtà
del
tutto
indiscutibile.
Noi
discutiamo
soltanto
se
mantenere
la
tempistica
attuale
o
vedere
di
favorire
quelle
coppie
che
intendono
riaprirsi
un
nuovo
percorso
di
vita
matrimoniale,
come
testimoniano
i
numeri
che
ho
ricordato
in
premessa,
con
circa
32
mila
coppie
che
sono
passate
in
sede
di
seconde
nozze
nel
2012.
Appare
di
tutta
evidenza
che
il
passaggio
da
tre
anni
a
un
anno
–
o
a
sei
mesi
nel
caso
di
separazione
consensuale
–
non
determini
un
aumento
delle
separazioni
o
dei
divorzi
e
non
impedisca
in
alcun
modo
le
riconciliazioni.
24