Page 32 - Microsoft Word - DivorzioBreve.doc
P. 32
di
cambiamenti
che
già
sono
avvenuti
nella
società
e
che
chiedono
un
adeguamento
della
normativa,
della
politica.
Devo
dire
che
mi
dispiace
anche
citare
un
politico
che
è
stato
fin
troppo
citato
e
abusato
in
questi
ultimi
giorni,
ma
io
ricordo
comunque
volentieri
una
citazione
di
Berlinguer
dell'epoca,
ai
tempi
del
referendum,
quando
disse:
«È
una
vittoria
della
libertà,
della
ragione
e
del
diritto,
una
vittoria
dell'Italia
che
è
cambiata
e
che
vuole
e
che
può
andare
avanti».
E
questo
è
quello
che
di
fatto
ci
ha
dimostrato
poi
la
storia:
un'Italia
che
era
cambiata,
che
ha
reagito
a
questa
nuova
normativa
in
maniera
molto
matura
e,
come
poi
ha
ricordato
il
già
citato
Barbera,
non
ha
subito
contraccolpi,
ma
ha
appunto
dimostrato
un'armonica
sinergia
tra
l'evoluzione
sociale
e
l'evoluzione
della
normativa.
Quindi,
quello
che
ora
questo
Parlamento
si
accinge
–
mi
auguro
–
ad
approvare
è
un
provvedimento
che
dà
una
risposta
semplice
e
che
si
adegua
ad
un
cambiamento
della
società
per
garantire
serenità,
per
dare
gli
strumenti
alle
famiglie
per
raggiungere
una
serenità
in
tempi
anche
più
brevi;
e
in
questo
modo
questo
Parlamento
porta
a
compimento
un
processo
avviato
–
ripeto
–
quasi
dieci
anni
fa,
dimostrando
ancora
una
volta
di
riuscire
a
seguire
e
ad
assecondare
certi
cambiamenti,
però
–
ahimè
–
con
grave
ritardo.
Quindi,
in
un
certo
senso
dobbiamo
anche
riconoscere
che,
ancora
una
volta,
le
nostre
istituzioni
e
questo
stesso
Parlamento
fanno
fatica
a
guidare
in
maniera
rapida
e
tempestiva
certi
cambiamenti,
e
quindi
io
mi
auguro
che
questo
possa
essere
per
noi
anche
un
monito,
un
campanello
d'allarme
per
dirci:
«Non
facciamo
in
modo
che
questo
si
ripeta».
Dimostriamo
di
essere
più
lungimiranti,
di
essere
più
sensibili
ai
cambiamenti
della
nostra
società.
Facciamo
in
modo
di
dare
delle
risposte
in
tempi
più
brevi,
di
non
aspettare
decenni
lasciando
centinaia
e
migliaia
di
famiglie
in
situazioni
difficili,
tormentate.
Cerchiamo
di
dimostrare
che
siamo
in
grado
di
capire
questi
problemi
e
di
dare
risposte
in
tempi
più
brevi.
Su
questo
e
su
molti
altri
temi
legati
ai
diritti
civili
purtroppo
siamo
ancora
tremendamente
in
ritardo,
quindi
approfitto
per
citare
altri
provvedimenti,
che
pure
questa
Camera
ha
discusso
e
approvato,
come
per
esempio
la
legge
sull'omofobia,
che
poi
si
è
arenata
in
Senato,
i
progetti
di
legge
sulle
unioni
civili,
che
sono
stati
più
volte
e
da
più
parti
evocate
e
sollecitate,
ma
che
poi
restano
sempre
lettera
morta;
i
diritti
di
chi
nasce
e
cresce
in
questo
Paese
e
che
ancora
attende
delle
risposte
da
questa
politica,
da
questo
Parlamento,
a
cui
noi
dobbiamo
rispondere.
Quindi,
io
vorrei
lanciare
un
monito,
un
sollecito:
a
gennaio
del
2014
di
quest'anno
il
segretario
del
principale
partito
del
nostro
Paese,
il
Partito
Democratico,
incalzò
l'allora
presidente
del
Consiglio
e
l'allora
Governo
Letta
proprio
su
questi
temi,
definendoli
temi
importanti,
prioritari.
Bene,
oggi
che
il
segretario
del
Partito
Democratico
è
a
capo
ed
alla
guida
di
questo
Governo,
e
lo
è
forte
di
una
grande
legittimazione
che
proprio
oggi
è
sulle
pagine
di
tutti
i
giornali,
credo
che
vorrà
usare
questa
forte
legittimazione
che
gli
è
stata
data
anche
per
tener
fede
a
questi
propositi,
a
questi
principi
che
lui
stesso
aveva
proposto
ed
avanzato
solo
pochi
mesi
fa.
FRANCO
BORDO.
Signor
Presidente,
colleghi,
il
provvedimento
al
nostro
esame
attiene
ad
una
materia
rispetto
alla
quale
è
ormai
improcrastinabile
l'intervento
del
legislatore,
ovvero
il
divorzio
e
i
suoi
tempi.
La
disciplina
del
divorzio
di
cui
alla
legge
1o
dicembre
1970,
n. 898
prevede,
com’è
noto,
il
termine
di
tre
anni
dall'inizio
della
separazione
per
lo
scioglimento
del
matrimonio,
un
termine
da
un
lato
inutile,
quale
eventuale
deterrente
per
la
prosecuzione
di
esperienze
di
coppia
ormai
logorate
e,
dall'altro,
troppo
lungo
per
la
formalizzazione
delle
scelte
di
vita
maturate
nel
frattempo
e
che
spesso
può
esasperare
il
32