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sentenze,
due
difensori
più
due
da
pagare
(due
per
ciascun
coniuge)
e,
per
i
casi
in
cui
la
separazione
sia
consensuale,
una
media
di
almeno
cinque
anni
di
attesa.
Considerato
che
in
genere
difficilmente
si
registra
il
consenso
da
parte
di
ambedue
gli
ex
coniugi,
per
la
sentenza
occorrono
a
volte
anche
10-‐ 12
anni.
Obiettivamente,
la
legge
in
vigore
appare
disconnessa,
lontana
dalle
esigenze
delle
coppie
che
decidono
di
non
continuare
un
percorso
di
vita
insieme
e
vogliono
garantirsi
la
possibilità
di
costruire
nuovi
percorsi
affettivi.
Il
Parlamento
non
può
che
prenderne
atto
e
trovare
nuove
soluzioni
sul
piano
legislativo.
Il
doppio
percorso
e
i
tempi
lunghi
voluti
nel
1970
dal
legislatore
come
deterrente
allo
scioglimento
del
vincolo
oggi
appaiono
un
anacronistico
ostacolo
alla
formalizzazione
delle
scelte
di
vita
che
nel
frattempo
sono
maturate,
e
per
questo
i
socialisti
al
Senato
si
sono
opposti
con
fermezza
allo
stralcio
dell'emendamento
che
avrebbe
consentito,
in
assenza
di
figlie
e
figli
minori
o
non
indipendenti,
la
dissoluzione
rapida
del
matrimonio.
Si
è
voluto,
invece,
come
spesso
accade
nel
nostro
Paese,
ascoltare
chi
si
oppone
ai
cambiamenti,
a
partire
dalla
Chiesa.
Ci
si
è
appellati
alla
dissoluzione
delle
famiglie
dimostrando
di
essere
ancora
una
volta
distanti
dalla
vita
reale
del
Paese
e
si
è
ascoltato
il
presidente
della
CEI,
cardinale
Angelo
Bagnasco,
che
ha
definito
utile
e
necessario
questo
doppio
iter
procedurale
sostenendo
che
serve
a
far
decantare
l'emotività
e
le
situazioni
di
conflitto.
Io
non
sono
un'anticlericale,
sono
una
laica
attenta
ai
fatti
per
quelli
che
sono.
Voglio
dire
al
cardinale
che
la
sua
è
un'affermazione
ideologica
smentita
dai
numeri,
visto
che
solo
il
2
per
cento
delle
coppie
che
si
separa
poi
si
riconcilia
e
torna
a
vivere
insieme.
Chi
si
rivolge
ad
un
tribunale
ha
già
maturato
una
scelta
con
convinzione,
quindi
non
possiamo
che
prenderne
atto.
Gli
ultimi
dati
dell'Istituto
nazionale
di
statistica,
relativi
al
2011,
ci
dicono
che,
a
fronte
di
88.191
separazioni,
i
divorzi
assommano
a
54.160:
numeri
in
costante
crescita
che
contribuiscono
ad
appesantire
i
tempi
della
giustizia
proprio
in
ragione
di
iter
procedurali
troppo
lunghi.
La
cancellazione
della
separazione,
del
passaggio
della
separazione,
aveva,
avrebbe,
ha
l'obiettivo
di
snellire
le
procedure
burocratiche,
ridurre
l'ingolfamento
degli
uffici
giudiziari
e
incentivare
le
separazioni
consensuali
e
ridurre
i
litigi
in
tribunale
garantendo
anche
il
benessere
dei
figli
e
delle
figlie,
e
si
proponeva
nel
nostro
Paese
quello
che
è
già
una
realtà
in
altri
Paesi
europei
ed
extraeuropei.
Evidenziate
queste
criticità
il
gruppo
socialista
però
non
può
che
valutare
favorevolmente
il
provvedimento,
in
particolare
la
riduzione
dei
tempi
di
attesa
da
12
a
6
mesi
in
caso
di
separazione
consensuale,
d'altronde
l'avevamo
presentato
noi
questo
emendamento
nel
primo
passaggio
in
Commissione
proprio
qui
in
questa
Camera:
era
quello
il
nostro
testo,
ma
il
Senato
ne
ha
prolungato
l'iter.
Certo,
si
poteva
fare
di
meglio,
si
poteva
fare
di
più,
ma
come
ho
detto
altre
volte,
il
meglio
spesso
è
nemico
del
bene,
pertanto
il
gruppo
socialista
ha
rinunciato
a
presentare
emendamenti
per
evitare
un
ulteriore
passaggio
in
Senato
che
avrebbe
allungato
i
tempi,
e
quindi
il
gruppo
socialista
voterà
questo
provvedimento
augurandosi
che
faccia
da
apri
pista
per
le
altre
leggi
sui
diritti
civili,
dalla
legge
sulle
coppie
di
fatto
–
omo
ed
etero
–
a
quella
per
il
fine
vita
sulle
quali
siamo
ancora
in
spaventoso
ritardo.
Grazie.
TANCREDI
TURCO.
Grazie
Presidente,
gli
italiani
attendono
da
molti
anni
una
modifica
alla
legge
approvata
nel
1970
sul
divorzio.
La
normativa
attuale,
già
modificata
con
la
legge
n. 74
del
1987,
che
abbreviò
da
5
a
3
anni
il
tempo
intercorrente
dalla
separazione
dei
coniugi
alla
cessazione
degli
effetti
civili
del
matrimonio,
impone
alla
coppia
che
intende
divorziare
un
doppio
passaggio.
Dapprima
la
separazione
e
poi,
trascorsi
tre
anni
dal
momento
nel
quale
i
coniugi
in
sede
di
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