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udienza
presidenziale
vengono
autorizzati
a
vivere
separatamente,
il
divorzio.
Tale
procedura
dai
tempi
dilatati
risulta
essere
costosa
dal
punto
di
vista
economico,
ma
anche,
e
soprattutto,
impegnativa
sotto
l'aspetto
psicologico
ed
emozionale.
Nella
fine
di
un
matrimonio
ci
sono
forti
implicazioni
emotive
che
portano
a
perdere
ragionevolezza
e
che
troppo
spesso
coinvolgono
anche
i
figli
facendoli
oggetto
di
scambio
rispetto
a
rivalse
economiche
o
relazionali
tra
gli
ex
coniugi.
Nel
corso
dei
lunghi
procedimenti
di
separazione
e
divorzio
interviene
spesso
una
forte
conflittualità
tra
genitori
che
si
riverbera
anche
sui
figli
minori,
sul
sereno
contatto
con
i
figli
che
dovrebbe
essere
garantito
ad
entrambi
i
genitori.
Il
protrarsi
per
anni
dei
procedimenti
di
separazione
e
divorzio,
complice
una
normativa
in
tema
non
adeguata
alla
realtà
sociale
odierna
e
la
lacunosità
di
alcune
norme
del
diritto
di
famiglia,
impegna
il
procedimento
su
aspetti
quali
il
tipo
di
vita
dei
figli
del
genitore
non
convivente
che
costano
moltissimo
in
termini
emozionali
e
di
sofferenza
psicologica,
senza
peraltro
garantire
strumenti
rapidi
ed
efficaci
in
caso
di
mancato
rispetto
delle
condizioni
poste
a
tutela
di
uno
degli
ex
coniugi.
Complessivamente
i
procedimenti
di
separazione
e
divorzio,
quando
non
consensuali,
si
assomma
che
i
tre
anni
che
devono
intercorrere
tra
i
due
procedimenti
portano
a
processi
che
durano
anche
dieci
anni.
Anni
nei
quali
il
continuo
riproporsi
di
situazioni,
sicuramente
spiacevoli,
che
hanno
determinato
il
venir
meno
del
progetto
di
vita
in
comune,
vengono
continuamente
richiamate
e
ripercorse
anche
nei
minimi
dettagli
lasciando
le
persone
che
devono
affrontare
queste
situazioni
in
una
condizione
di
prostrazione
psicologica
allarmante.
Si
apprezza
quindi
questa
proposta
di
modifica
che
dovrebbe
costituire
un
segnale
concreto
verso
la
riduzione
dei
tempi
per
lo
scioglimento
degli
effetti
civili
del
matrimonio.
L'idea
sottesa
a
questa
riforma
è
di
consentire
a
marito
e
moglie,
che
non
trovano
più
la
forza
per
andare
avanti
insieme,
di
potersi
lasciare
nel
modo
più
rapido
ed
indolore
possibile,
evitando
dolorose
lungaggini
processuali
per
entrambi,
ed
anche
soprattutto
per
i
figli
minori,
se
presenti.
Riteniamo
infatti
che
attraverso
la
riduzione
del
termine
di
tre
anni,
ormai
eccessivo
per
conseguire
il
divorzio,
si
ridurrebbero
di
molto
i
tempi
per
la
conclusione
dell'esperienza
coniugale
ormai
naufragata
e
gli
effetti
collaterali
negativi
che
questa
decisione
porta
con
se.
Le
famiglie
spenderebbero
meno
in
termini
di
costi
per
l'assistenza
legale,
consulenze
e
perizie
e
tale
contenimento
dei
tempi
alleggerirebbe
il
carico
di
lavoro
degli
uffici
giudiziari.
Il
doppio
iter
procedurale
di
separazione
e
divorzio
viene
percepito
da
parte
di
molti
cittadini
come
una
forma
di
coercizione
della
libertà
degli
individui
e
poco
o
nulla
serve
a
far
decantare
la
sofferenza
emotiva
e
le
situazioni
di
conflitto
dei
coniugi,
tanto
più
che,
anche
se
si
eliminasse
il
dualismo
separazione-‐divorzio,
secondo
le
vigenti
norme
italiane
è
sempre
possibile
rinnovare
il
procedimento
per
rideterminare
o
aggiornare
le
condizioni
definite
in
sede
dei
procedimenti
di
separazione
e
divorzio.
L'ISTAT
nel
2011
registra
il
dato
che
le
separazioni
sono
state
oltre
88
mila
ed
i
divorzi
oltre
53
mila,
sostanzialmente
stabili
rispetto
all'anno
precedente.
Di
queste
coppie
che
hanno
deciso
di
separarsi,
solo
il
2
per
cento
–
e
lo
ribadisco
e
lo
sottolineo,
solo
il
2
per
cento
–
poi
si
riconcilia
e
torna
a
vivere
sotto
lo
stesso
tetto.
Ciò
rappresenta
in
modo
inequivocabile
che
in
genere
chi
sceglie,
purtroppo,
di
mettere
fine
alla
propria
vita
matrimoniale
abbia
già
maturato
una
scelta
irreversibile.
Al
di
là
della
considerazione
che
sarebbe
perciò
più
semplice
addivenire
ad
un
unico
procedimento,
sembra
del
tutto
inutile
imporre
ai
coniugi
questa
pausa
di
riflessione
tra
separazione
e
divorzio.
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