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sicuramente
questo
provvedimento,
che
è
atteso
ed
è
un
provvedimento
importante,
segnerà
una
svolta
nell'ambito
della
politica
repressiva
della
legislazione
e
della
repressione
delle
situazioni
di
pericolo
e
di
attentato
alla
sicurezza
collettiva,
senza
venir
meno
all'esigenza
di
fondo
del
rispetto
dei
principi
costituzionali,
ma
anche
riconducendo
il
nostro
sistema
processuale
e
il
nostro
sistema
carcerario
a
condizioni
di
maggiore
civiltà
giuridica.
PRESIDENTE.
Ha
facoltà
di
intervenire
la
relatrice,
deputata
Anna
Rossomando.
ANNA
ROSSOMANDO,
Relatore.
Signor
Presidente,
rappresentanti
del
Governo,
onorevoli
colleghi,
il
provvedimento
di
intervento
e
di
riforma
del
regime
della
custodia
cautelare
tutta
risponde
–
come
è
già
stato
illustrato
dal
mio
collega
correlatore
–
ad
alcuni
principi
fondamentali.
Innanzitutto,
ribadire
e
dare
maggiore
concretezza
al
principio
del
carcere
come
extrema
ratio.
Vorrei
ricordare,
però,
che
qui
interveniamo
su
tutto
il
sistema
delle
misure
cautelari
e
vorrei
anche
dire
che
questo
intervento
certamente
ha
a
che
vedere
anche
con
il
tema
del
sovraffollamento
delle
carceri,
ma
sarebbe
un
errore
e
una
limitazione
ritenere
che
si
riferisca
esclusivamente
e
sia
sovrapponibile
a
questa
pur
importantissima
emergenza,
perché
è
qualcosa
di
più
ed
è
un
intervento
proprio
sul
sistema
di
garanzie
per
la
libertà
individuale
tutta
della
persona
che
–
come
detto
–
devono
avere
un
punto
di
equilibrio
con
la
tutela
della
sicurezza,
che
è
un
diritto
altrettanto
importante
della
collettività.
I
principi
cardine
sono
i
seguenti:
quello
di
dare
maggiore
incisività
al
requisito
già
previsto
della
concretezza
delle
esigenze
cautelari,
aggiungendo
il
termine
dell'attualità,
che,
in
realtà,
rafforza
e
vincola
maggiormente
il
requisito
della
concretezza;
eliminare
una
serie
di
automatismi,
che
si
sono
sovrapposti
a
seguito
di
diversi
interventi
del
legislatore,
sui
quali
è
intervenuta
più
volte
la
Corte
costituzionale;
ampliare
la
gamma
di
possibilità
che
il
giudice
ha
nell'irrogare
e
nel
prevedere
una
misura
cautelare,
quindi
un
ampliamento
molto
innovativo
che
attiene
alle
misure
interdittive
che
sono,
con
spirito
innovativo,
cumulabili
alle
misure
già
previste.
Infine,
tutto
questo
è
collegato
ad
un
altro
intervento
molto
importante
e
incisivo,
che
è
quello
di
un
rafforzamento
della
motivazione
che
deve
presiedere
al
provvedimento
che
sta
alla
base
della
misura
cautelare
e
del
giudizio,
quindi,
che
viene
dato
in
sede
delle
varie
occasioni
di
appello
e
di
impugnazione
di
questo
provvedimento.
Vorrei
dire,
a
questo
proposito,
che
questa
maggiore
incisività
della
motivazione,
da
un
lato,
è
il
perno
per
rendere
effettivi
ed
efficaci
questi
interventi,
per
altro
verso,
interviene
direttamente
su
un
altro
principio
molto
importante,
che
è
il
principio
del
contraddittorio,
senza
il
quale
non
può
sussistere
alcuna
garanzia
effettiva,
concreta
ed
attuale,
ovvero
non
può
essere
concreto
un
sistema
di
garanzie.
Aggiungo,
su
questo
punto,
che,
responsabilizzando
il
giudice,
e
quindi
l'organo
terzo,
che
non
soltanto
dà
la
misura
cautelare,
ma
poi,
in
sede
collegiale,
è
giudice
della
fondatezza
di
questa
misura,
si
dà
attuazione
e
si
sta
pienamente
nel
dibattito
sull'effettiva
concretizzazione
della
terzietà
del
giudice.
Quindi,
ritengo
che,
da
questo
punto
di
vista,
sia
un
intervento
davvero
importante,
che
sta
anche
nell'attualità
del
dibattito
di
politica
giudiziaria.
Vengo
a
enunciare
rapidamente
quali
sono
alcuni
degli
interventi,
rinviando
poi
al
testo
della
relazione
scritta
che
consegnerò.
Come
si
diceva,
noi
richiamiamo
spesso
il
principio
di
non
colpevolezza
e
dobbiamo
sempre
agganciarlo
con
il
principio
di
adeguatezza
e
di
proporzionalità
delle
misure
cautelari,
che
sono
il
baluardo
perché
non
vi
sia
un
uso
distorto
di
questo
indirizzo.
Da
questo
punto
di
vista,
per
la
redazione
che
è
uscita
dalla
Commissione,
abbiamo
tenuto
conto
e
abbiamo
poggiato
molto
sul
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