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potestà
genitoriale,
la
sospensione
dell'esercizio
di
un
pubblico
ufficio
o
servizio,
il
divieto
di
esercitare
attività
professionali
o
imprenditoriali,
proprio
per
consentire
un
effettivo
utilizzo,
quale
alternativa
alla
custodia
cautelare
in
carcere.
Onorevoli
colleghi,
oggi
stiamo
valutando
una
riforma
di
grande
civiltà
e
di
grande
umanità,
una
riforma
che
va
nella
giusta
direzione
–
lo
voglio
ripetere
–,
una
riforma
strutturale
per
una
riforma
strutturale
del
sistema
giustizia
vera,
perché
le
riforme
strutturali
non
si
fanno
con
i
«no»
e
non
si
fanno
con
i
«no»
a
tutto.
Non
bisogna
dire
che
sono
indulti
o
amnistie
mascherate
e
non
bisogna
dire
«no»
a
provvedimenti
di
clemenza
quando
si
dice
«no»
a
tutte
le
riforme
strutturali
che
vogliamo
fare.
Credo
di
condividere
con
la
maggioranza
di
tutti
voi
la
volontà
di
cambiare
radicalmente
il
modo
di
concepire
la
giustizia
e
il
sistema
carcerario
nel
nostro
Paese,
una
giustizia
che
non
funziona,
una
giustizia
che
non
funziona.
Abbiamo
iniziato
bene
con
la
riforma
delle
misure
detentive
non
carcerarie
e
la
sospensione
del
processo
con
messa
alla
prova
ed
il
Senato
dovrebbe
approvare
questo
provvedimento,
dovrebbe
sbrigarsi
ad
approvare
questo
provvedimento,
perché
se
approvassimo
questo
provvedimento
molti
dei
problemi
che
abbiamo
oggi,
soprattutto
sul
sovraffollamento
carcerario,
sarebbero
parzialmente
risolti.
Ora
proseguiamo
con
questa
riforma
della
custodia
cautelare.
Il
percorso,
però,
non
può
e
non
deve
finire
qui.
Ne
va
del
grado
di
civiltà
e
di
democrazia
del
nostro
Paese
e
–
lo
voglio
dire
–
lo
facciamo
a
trent'anni
dal
«caso
Tortora».
Un
uomo
innocente
detenuto
ingiustamente
in
carcere
e
agli
arresti
domiciliari;
ci
abbiamo
messo
trent'anni
dopo
il
«caso
Tortora».
Per
questo
vorrei
terminare
quest'intervento
con
alcune
delle
parole
con
cui
lo
stesso
Tortora
tornò
in
televisione
dopo
la
sua
tristissima
e
vergognosa
vicenda
giudiziaria.
Disse
così
a
tutti
coloro
che
all'epoca
erano
fermi
davanti
alla
televisione
ad
ascoltarlo:
«Io
sono
qui,
anche
per
parlare
per
conto
di
quelli
che
parlare
non
possono
e
sono
molti
e
sono
troppi.
Sarò
qui,
resterò
qui
anche
per
loro».
Ecco,
questo
è
il
senso
di
quello
che
stiamo
facendo,
perché
uomini
come
Enzo
Tortora
non
siano
vissuti
ed
abbiano
sofferto
invano.
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deputato
Mazziotti
Di
Celso.
Ne
ha
facoltà.
PRESIDENTE.
È
iscritto
a
parlare
il
ANDREA
MAZZIOTTI
DI
CELSO.
Signor
Presidente,
signor
sottosegretario,
onorevoli
colleghi,
il
provvedimento
oggi
in
discussione
è
sicuramente,
come
molti
colleghi
hanno
già
detto,
un
passo
molto
importante,
perché
riforma
un
istituto
–
quello
della
custodia
cautelare
–
che
è
stato
oggetto
di
discussioni,
di
polemiche
e
anche
di
casi
molto
gravi,
come
quello
appena
citato
relativo
ad
Enzo
Tortora,
di
cui
si
parla
molto
quest'anno.
Sicuramente
in
questi
anni
c’è
stato
un
grave
abuso
ed
un
frequente
abuso
della
custodia
cautelare
in
carcere;
e
una
prima
conseguenza
è
stato
altrettanto
certamente
il
problema
del
sovraffollamento
carcerario,
di
cui
abbiamo
sentito
parlare
molto.
Il
Ministro
della
giustizia,
lo
stesso
Presidente
della
Repubblica
e
anche
alcuni
colleghi
oggi
ci
hanno
ricordato
che
dei
64
mila
detenuti
di
oggi
ce
ne
sono
molti
in
attesa
di
giudizio
definitivo,
circa
25
mila,
e
addirittura
12
mila
in
attesa
del
giudizio
di
primo
grado.
Penso
quindi
che
sicuramente
un
intervento
sulla
custodia
cautelare
abbia
una
rilevanza
sul
tema
del
sovraffollamento
carcerario;
penso
però
anche
che
il
riferimento
a
questo
sia
molto
fuorviante,
perché
il
problema
in
questo
momento
non
è
un
problema
se
le
carceri
sono
piene
o
se
le
persone
che
sono
in
carcere
debbano
essere
oggi
liberate
da
una
condizione
di
custodia
cautelare
perché
esiste
il
sovraffollamento
carcerario.
Il
sovraffollamento
carcerario
si
tratta
di
vedere
se
esiste
per
i
motivi
sbagliati,
perché
–
oserei
dire,
anche
se
so
che
molti
potranno
non
essere
d'accordo
–
se
oggi
tutte
le
persone
che
sono
in
carcere
sono