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giustamente
in
carcere
per
reati
gravi
e
se
sussistono
i
presupposti
per
la
custodia
cautelare,
quelle
persone
in
carcere
dovrebbero
restarci,
e
di
indulto,
amnistia,
riforme,
non
ne
dovremmo
proprio
sentir
parlare.
Il
problema
è
che
così
non
è:
il
sistema
penale
italiano,
sia
dal
punto
di
vista
delle
fattispecie
di
reato,
delle
sanzioni
e
dei
presupposti
della
custodia
cautelare,
non
è
coerente
con
la
Costituzione,
non
è
coerente
con
la
Convenzione
dei
diritti
dell'uomo,
e
siamo
stati
puniti
più
volte.
Noi
siamo
stati
puniti
per
le
condizioni
delle
carceri,
ma
il
problema
maggiore
che
oggi
esiste
è
quello
che
il
rapporto
tra
gravità
del
reato
e
pena
e
tra
presupposti
della
custodia
cautelare
e
custodia
cautelare
stessa,
non
è
coerente
con
la
Costituzione,
perché
il
principio
di
libertà
personale
è
spesso
frequentemente
violato;
tanto
che
è
ormai
abbastanza
diffusa
nei
cittadini
–
anche,
devo
dire,
per
le
strumentalizzazioni
politiche
che
abbiamo
vissuto
in
questi
anni
–
l'idea
che
la
custodia
cautelare
costituisca
un'anticipazione
della
pena,
o
addirittura
in
taluni
casi
un
mezzo
per
estorcere
confessioni,
ammissioni
e
via
seguitando.
Credo
quindi
che
la
prospettiva
corretta
in
cui
inquadrare
la
riforma
di
oggi
è
che
si
tratti
di
un
intervento
sostanziale,
non
di
un
intervento
mirato
a
risolvere
il
problema
delle
carceri:
quella
può
essere
una
conseguenza,
ma
non
dev'essere
mai
il
presupposto
per
un
intervento
nel
settore
della
procedura
e
del
diritto
penale
sostanziale.
In
questo
caso
noi
siamo
favorevoli
al
provvedimento,
perché
introduce
una
serie
di
principi
che
sono
sicuramente
condivisibili:
dall'ampliare
le
motivazioni
necessarie
per
provvedimenti
restrittivi,
all'eliminare
delle
presunzioni,
al
vietare
la
custodia
cautelare
quando
siano
possibili
delle
soluzioni
alternative.
Siamo
sicuramente
d'accordo
con
questa
impostazione.
Rispondendo
a
quello
che
diceva
poco
fa
il
collega
della
Lega,
non
si
può
ragionare
soltanto
di
gravità
del
reato,
perché
altrimenti
ci
si
dimentica
che
chi
è
oggetto
della
misura
cautelare
è
un
imputato,
non
è
un
condannato;
e
conseguentemente
occorre
valutare
il
rischio,
occorre
valutarlo
approfonditamente,
occorre
che
la
decisione
sia
presa
dopo
questa
valutazione,
perché
non
esiste
una
condanna
definitiva.
In
questo
senso
quindi
il
provvedimento
è
sicuramente
utile
e
con
un
contenuto
condivisibile.
Due
considerazioni.
La
prima:
sarebbe
meglio
se
questo
tipo
di
interventi
normativi
arrivasse
senza
bisogno
di
una
sfilza
di
sentenze
della
Corte
costituzionale
che
dichiarano
incostituzionali
norme
per
come
vengono
applicate:
perché
poi
spesso
il
chiarimento
normativo
che
si
va
ad
introdurre
serve
a
scongiurare
pratiche
giurisprudenziali
sbagliate.
E
anche
quando
magari
non
c’è
un
referendum
che
incombe,
che
adesso
non
ha
raggiunto
il
quorum
che
sicuramente
si
pensava
o
si
temeva
raggiungesse,
e
conseguentemente
si
è
andati
ad
altissima
velocità
a
presentare
disegni
di
legge
su
questo
argomento
anche
per
questo
motivo.
Dicevo,
la
cosa
fondamentale,
però,
in
questo
senso
è
un
intervento
complessivo.
È
stato
detto
da
tutti
e,
in
particolare,
dal
Presidente
della
Repubblica
che
quando
ha
parlato
di
indulto
e
amnistia
ne
ha
parlato
parlando
di
un
intervento
complessivo
di
riforma
del
diritto
sia
sostanziale
sia
di
procedura
sia
della
custodia
cautelare.
Sono
d'accordo
su
questo
con
il
collega
Molteni
che
ha
sottolineato
che
dal
punto
di
vista
dei
disegni
di
legge
la
situazione
in
Camera
e
Senato
oramai
ha
raggiunto
un
livello
di
confusione
elevatissimo
sul
numero
e
sulla
qualità
degli
interventi.
Credo,
però,
che
siamo
in
un
momento
in
cui
esiste
forse
la
condizione
per
arrivare
a
una
riforma
complessiva
di
questi
argomenti
di
giustizia.
Ne
hanno
parlato
mille
volte
il
Presidente
della
Repubblica,
il
Presidente
del
Consiglio,
il
Ministro
della
giustizia,
il
neo-‐segretario
Renzi,
il
neo-‐segretario
Alfano.
Esiste
una
condivisione
generale
sul
fatto
che
si
debba
intervenire
su
questo
argomento,
ma
bisogna
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