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intervenire
con
una
riforma
complessiva,
evitare
di
fare
decreti-‐legge
in
materia
penale,
presentare
disegni
di
legge
possibilmente
coerenti
tra
di
loro
e
fare
un
lavoro
complessivo.
Questo
credo
debba
essere
un
impegno
che
tutti
dovrebbero
assumere
oggi,
cioè
evitare
di
trasformare
la
giustizia
nel
solito
campo
di
battaglia,
perché
devo
dire
che
in
questi
giorni
si
è
ricominciato
a
parlare
di
riforma
della
giustizia
ma
si
passa
immediatamente
a
parlare
di
responsabilità
dei
giudici,
separazione
delle
carriere,
et
cetera,
che
sono
temi
molto
importanti,
alcuni
dei
quali
io
condivido.
Ma,
se
non
si
riesce
a
trovare
un
accordo
sui
temi
di
interesse
generale,
come
la
riforma
del
diritto
penale
sostanziale,
la
custodia
cautelare,
la
giustizia
civile,
che
è
un
dramma
di
cui
tutti
si
disinteressano
perché
basta
vedere
l'assenza
di
disegni
di
legge
alla
Camera
sull'argomento,
se
non
si
riesce
a
trovare
un
accordo
generale
su
questi
temi,
dicevo,
è
impossibile
pensare
di
trovare
un
accordo
sulla
responsabilità
dei
giudici
o
sulla
separazione
delle
carriere
come
sento
dire
da
alcune
parti,
da
alcuni
di
quelli
che
parlano
di
riforma
della
giustizia.
Credo
che
sarebbe
serio
di
fronte
agli
italiani
dimostrare
che
siamo
in
grado
di
fare
degli
interventi
complessivi
di
riforma
di
ampio
respiro
sul
diritto
penale,
sulla
procedura
penale
e
sulla
procedura
civile
che,
ripeto,
è
un
problema
drammatico
per
i
cittadini
e
per
le
imprese,
e
poi
metterci
a
occuparsi
di
temi
conflittuali
sui
quali
i
partiti
si
sono
accapigliati
negli
ultimi
vent'anni
senza
mai
arrivare
a
capo
di
nulla.
Altrimenti
staremmo
facendo
soltanto
demagogia,
continueremo
a
farla
ed
i
risultati
per
i
carcerati,
per
le
vittime
dei
reati
e
per
quelli
che
oggi
soffrono
delle
conseguenze
della
lentezza
e
dell'inefficienza
della
nostra
giustizia,
la
tutela
di
queste
persone
sarà
sostanzialmente
impossibile.
ENRICO
COSTA.
Signor
Presidente,
io
reputo
che
già
l'affrontare
il
tema
della
custodia
cautelare
sia
un
grande
passo
in
avanti
per
questo
Parlamento,
perché
è
un
tema
che
è
emerso
in
molte
circostanze
come
una
delle
criticità
del
nostro
sistema
penale.
È
stato
evidenziato
essere
anche
un
elemento
di
scarsa
credibilità
del
nostro
sistema,
soprattutto
quando
la
custodia
cautelare
viene
applicata
e
questa
costituisce
praticamente
la
pena
definitiva,
perché
allorché
ci
sia
una
condanna
definitiva
non
vi
è
più
una
detenzione
da
parte
del
soggetto.
Abbiamo
quindi
un
sistema
contraddittorio,
un
sistema
che
porta
ad
avere
un
terzo
dei
detenuti
in
custodia
cautelare,
la
metà
–
di
più
di
un
terzo
–
di
questi
in
attesa
del
giudizio
di
primo
grado
e
quindi
sicuramente,
alla
luce
di
quelle
che
sono
le
statistiche,
molti
di
questi
soggetti
incarcerati
poi
verranno
assolti
e
verranno
dichiarati
innocenti.
Dobbiamo
cercare
di
evitare
che
tutto
questo
accada.
Io
prima
ho
sentito
la
collega
Morani
dire
che
questa
è
una
riforma
strutturale.
Ebbene,
io
non
sono
assolutamente
convinto
che
quella
che
invece
stiamo
affrontando
oggi
sia
una
riforma
strutturale.
Si
sta
cercando
e
si
è
cercato
di
approcciare
questo
tema
con
un
«intervento
chirurgico»,
con
un
intervento
teso
a
scalfire
quelle
criticità
che
emergono
e
cercare
di
evitare
che
altre
criticità
possano
emergere.
Sicuramente
era
necessario,
invece,
un
intervento
strutturale,
che
probabilmente,
in
questa
prima
fase,
non
siamo
arrivati
a
porre
in
essere.
Perché
dico
questo
e
dico
che,
molto
probabilmente,
tutte
le
modifiche
che
abbiamo
visto
oggi
–
e
spiegherò
il
perché
–
sono
modifiche
che
risulteranno
poi
probabilmente
inutili ?
Lo
dico
perché,
se
le
norme
che
disciplinano
la
custodia
cautelare,
oggi,
nel
codice
di
procedura
penale,
venissero
applicate
secondo
lo
spirito
che
ha
animato
il
legislatore
nel
momento
in
cui
le
ha
redatte
e
le
ha
approvate,
noi
oggi
non
deputato
Costa.
Ne
ha
facoltà.
91
PRESIDENTE.
È
iscritto
a
parlare
il