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giudiziario
a
risolvere
il
problema
della
giustizia
in
Italia?
Secondo
noi
no.
Abbiamo
bisogno
di
interventi
seri:
ci
sono
un
arretrato
scandaloso
nel
settore
civile
e
tempistiche
vergognose
nei
nostri
tribunali,
una
riforma
della
geografia
giudiziaria
che
ha
creato
problemi
non
da
poco.
Forse
non
è
questa
la
maniera
di
risolvere
tutto
ciò.
Lasciamo
a
voi
le
filosofie,
noi
pensiamo
alle
cose
concrete
e
a
come
devono
essere
concretamente
risolti
i
problemi
in
Italia
e
forse
questo
provvedimento
non
è
una
soluzione.
(Applausi
dal
Gruppo
LN-‐Aut).
PRESIDENTE.
È
iscritto
a
parlare
il
senatore
Buccarella.
Ne
ha
facoltà.
BUCCARELLA
(M5S).
Signor
Presidente,
ci
troviamo
ad
affrontare
la
nuova
disciplina
sulla
responsabilità
civile
dei
magistrati,
come
sappiamo,
anche
in
virtù
di
un'ennesima
procedura
di
infrazione
europea
che
costringe
il
nostro
ordinamento
ad
adattarsi
ad
una
disciplina
puntuale,
in
ambito
europeo,
in
materia.
Con
l'occasione
si
sta
tentando
-‐
quantomeno
il
Gruppo
Movimento
5
Stelle
ha
voluto
dare
il
proprio
contributo
in
tal
senso
-‐
di
realizzare
l'obiettivo
di
dare
consistenza
concreta
ad
un
principio
sacrosanto,
che
mira
a
vigilare
che
l'esercizio
della
giurisdizione
sia
equilibrato
e
responsabile,
trovando
un
difficile
punto
di
equilibrio
tra
il
difendere
e
mantenere
la
libertà
di
azione
e
l'indipendenza
dei
magistrati,
chiamati
ad
operare
in
un
quadro
normativo,
come
sappiamo,
molto
complesso
e
talvolta
di
difficile
interpretazione,
e
l'evitare
il
ripetersi
di
casi,
che
si
sono
verificati,
di
dolo
o
colpa
grave
nell'esercizio
della
giurisdizione.
Nella
difficile
ricerca
di
questo
punto
di
equilibrio
riteniamo
che
tutto
sommato
il
testo,
comunque
ancora
da
emendare,
possa
trovare
una
sua
ragionevolezza
e
uno
spazio
di
dignità
nell'ambito
del
nostro
ordinamento
giuridico.
Ricordiamo
un
dato
che
a
molti
è
noto,
cioè
che
la
cosiddetta
legge
Vassalli,
la
n.
117
del
1988,
entrata
nel
nostro
ordinamento
in
esito
ad
un
referendum
popolare,
la
quale
mirava
a
disciplinare
la
responsabilità
civile
dei
magistrati
nei
casi
di
dolo
o
colpa
grave,
è
rimasta
nei
fatti
quasi
un
inutile
orpello;
infatti,
dai
dati
che
lo
stesso
Ministero
ha
consegnato
alla
Commissione
giustizia,
emerge
che
a
fronte
di
oltre
400
ricorsi
proposti
dai
cittadini
per
ottenere
il
riconoscimento
di
un
diritto
risarcitorio
per
un
uso
scorretto
della
giurisdizione,
solamente
7
si
sono
conclusi,
dal
1988
ad
oggi,
con
un
provvedimento
che
ha
riconosciuto
trattarsi
di
dolo
o
colpa
grave
da
parte
di
magistrati.
L'evidente
enorme
squilibrio
fra
il
numero
dei
ricorsi
presentati
e
gli
accoglimenti
finali
potrebbe
giustificarsi
in
astratto
con
un
eccessivo
ricorso
da
parte
dei
cittadini
a
questo
strumento
di
tutela,
ma
è
lecito
ipotizzare
che,
molto
probabilmente,
se
solamente
7
a
fronte
di
più
di
400
ricorsi
sono
giunti
ad
una
pronuncia
di
riconoscimento
di
responsabilità,
il
procedimento
fino
ad
oggi
conosciuto
ed
applicato,
disciplinato
dalla
legge
Vassalli
non
funziona.
Si
è
quindi
voluto
togliere,
con
il
disegno
di
legge
in
esame,
la
fase
cosiddetta
del
filtro
di
ammissibilità
preliminare,
pur
mantenendo
il
principio
della
responsabilità
indiretta
dei
magistrati.
Abbiamo
anche
noi
voluto
difendere
e
sostenere
questo
principio
sacrosanto
per
cui
il
magistrato
deve
poter
essere
libero
e
non
influenzabile
nel
momento
in
cui
si
trova
a
decidere,
in
giudizi
civili
o
amministrativi
di
entità
rilevantissima
o
di
misure
limitative
della
libertà,
nella
totale
indipendenza
e
senza
dover
temere
conseguenze
nefaste
in
seguito
a
una
decisione
piuttosto
che
a
un'altra.
Dicevamo,
la
responsabilità
indiretta
viene
mantenuta,
il
filtro
viene
eliminato
e
c'è
una
nuova
tipizzazione
dei
casi
di
colpa
grave
che
inizialmente
in
Commissione
il
Governo
aveva
presentato
con
una
forma
che
voleva
essere
onnicomprensiva,
cioè
si
riconosceva
la
colpa
grave
in
tutti
i
casi
di
«manifesta
violazione
di
legge».
Opportunamente
in
Commissione
abbiamo
integrato
questa
formula
che,
nella
sua
onnicomprensività
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