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economicamente
potente,
ad
un
soggetto
invece
più
debole
o
addirittura
del
tutto
debole.
Si
tenga
presente
che
questa
responsabilità
è
prevista,
nella
sua
forma
indiretta,
in
tutti
i
sistemi
democratici.
Vorrei
qualche
fare
qualche
esempio.
In
Francia,
il
magistrato
viene
considerato
un
professionista
che
realizza
per
la
sua
parte
il
buon
funzionamento
dello
Stato
nel
garantirne
il
rispetto
delle
regole
da
parte
di
tutti,
ma
i
tre
-‐
sono
ben
tre
-‐
regimi
di
responsabilità
prevedono
tutti
che
sia
lo
Stato
a
garantire
eventuali
vittime
del
diniego
della
giustizia
o
della
colpa
dei
magistrati,
rivalendosi
successivamente
su
di
essi.
Cosa
accade
in
Germania?
È
stato
introdotto
il
concetto
di
immunità
giudiziaria,
per
garantire
l'imparzialità
del
giudice
e
la
certezza
del
diritto,
mentre
lo
Stato
o
la
Federazione
o
i
Länder
sono
responsabili
nei
confronti
del
danneggiato
in
caso
di
violazione
dei
doveri
da
parte
dei
magistrati,
sia
di
ruolo
sia
onorari.
Anche
il
common
law
del
Regno
Unito
intende
che
l'indipendenza
della
magistratura
sia
garantita
dall'esonero
della
responsabilità
civile
diretta
dei
magistrati
nell'esercizio
delle
loro
funzioni.
Nel
sistema
inglese
essi
sono
piuttosto
richiamati
al
dovere
di
corrispondere
ad
un
concetto
di
accountability,
un'affidabilità
nel
loro
operato
sia
verso
l'esterno
sia
anche
nella
loro
relazione
con
i
poteri
pubblici
e
con
l'ordine
di
cui
fanno
parte,
mentre
al
lato
del
recepimento
dello
Human
rights
Act
del
1988
è
stato
identificato
nello
Stato
il
soggetto
chiamato
a
risarcire
nel
caso
di
ingiusta
detenzione.
Per
venire
a
noi,
non
si
può
dimenticare
il
fatto
che
il
potere
giudiziario
è
uno
dei
tre
pilastri
fissati
dalla
Costituzione:
tre
poteri
(legislativo,
esecutivo
e
giudiziario)
indipendenti
-‐
soprattutto
l'ultimo
-‐
per
garantire
le
fondamenta
democratiche
della
nostra
Repubblica.
La
contaminazione
tra
i
primi
due
la
vediamo
tutti
i
giorni
a
scapito
peraltro
dell'efficienza
della
prima,
e
cioè
del
potere
legislativo,
ma
anche
della
seconda,
del
potere
esecutivo.
Credo
che
nessuno
di
noi
a
questo
punto
voglia
compromettere
ulteriormente
il
dettato
costituzionale
(o
forse
no,
forse
non
è
così);
sta
di
fatto
che
la
certezza
del
diritto
è
garantita
anche
attraverso
una
magistratura
che
opera
in
modo
imparziale
e
senza
condizionamenti.
Tutto
ciò
è
così
normato
in
ragione
della
delicata
funzioni
dei
giudici.
Troppe
volte,
anche
oggi,
ho
sentito
paragonare
i
magistrati
ad
altre
categorie
di
professionisti
e
di
dipendenti
pubblici,
con
l'argomento
-‐
che
è
piuttosto
attrattivo
per
un'opinione
pubblica
oggi
esasperata
dal
cattivo
funzionamento
generale
della
macchina
della
giustizia
-‐
che
se
un
medico
risponde
direttamente
dei
suoi
errori,
per
esempio,
non
si
vede
perché
un
giudice
non
debba
rispondere
dei
propri.
Chi
afferma
questo
trascura
di
considerare
-‐
o
non
vuole
proprio
dire
-‐
che
un
giudice,
per
la
natura
stessa
della
sua
funzione,
si
trova
e
si
troverà
sempre
davanti
due
soggetti
in
conflitto
tra
loro
ed
è
anche
evidente
che
è
chiamato
ad
esprimersi,
in
quello
che
diventa
un
giudizio
nella
sintesi,
a
favore
dell'uno
o
a
favore
dell'altro:
un
evento
da
cui
-‐
e
questo
lo
capirebbe
anche
un
bambino
-‐
una
parte
uscirà
sicuramente
insoddisfatta.
Ben
diverso
è
il
caso
di
un
medico,
la
cui
attività
si
esplica
nella
cura
di
un
malato,
con
cui
condivide
l'obiettivo
finale
della
loro
interazione.
L'argomento
del
chi
sbaglia
paga
è
tanto
più
pericoloso
(nonché
anche
sbrigativo
e
approssimativo)
per
un'attività
giurisdizionale
che
sia
indipendente
e
autonoma
in
un
Paese
come
il
nostro,
in
cui
è
generalizzata
la
tendenza
a
vivere
i
casi
propri
come
eccezione
alle
regole,
in
cui
è
ormai
consolidata
l'abitudine
a
legiferare
in
modo
stratificato,
disorganico
e
disomogeneo,
e
in
cui
addirittura
il
linguaggio
delle
leggi
è
tortuoso
e
(forse
volutamente)
spesso
ignaro
del
corretto
e
trasparente
uso
della
lingua
italiana.
Anche
per
questa
ragione
nella
legge
Vassalli
è
presente
la
clausola
di
salvaguardia,
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