Page 137 - Microsoft Word - RespoMagi.doc
P. 137
poteri,
l'autonomia
e
l'indipendenza
della
magistratura
una
fetta
significativa
di
forze
politiche
presenti
in
quest'Aula,
secondo
le
quali
la
figura
del
magistrato
non
risponde
affatto
al
modello
costituzionale.
Forze
con
le
quali
questa
maggioranza
porta
avanti
le
più
importanti
riforme
in
questo
Paese.
Tanto
la
responsabilità
civile
dei
magistrati,
quanto
la
messa
in
discussione
del
principio
dell'obbligatorietà
dell'azione
penale
e
la
separazione
delle
carriere
dei
magistrati,
sono
tre
cavalli
di
battaglia
tradizionali
di
Berlusconi,
che
non
hanno
avuto
particolare
fortuna
nelle
passate
legislature.
Ci
voleva
dunque
un
Governo
di
centrosinistra.
Peraltro,
da
oltre
un
anno,
in
Commissione
giustizia
ci
occupiamo
non
solo
di
responsabilità
civile
dei
magistrati,
ma
anche
della
loro
incandidabilità,
di
sanzioni
disciplinari
per
i
magistrati
e
così
via,
in
sfregio
alle
vere
priorità
della
giustizia
nel
nostro
Paese.
L'aggravamento
della
fattispecie
di
responsabilità
civile
dei
magistrati
presenta
il
rischio
di
sottoporre
a
ricatto
e
minaccia
il
pm
o
il
giudice,
specialmente
nei
processi
più
delicati.
È
infatti
del
tutto
prevedibile
che
le
azioni
verranno
mosse
soprattutto
nei
casi
in
cui
sono
in
gioco
rilevanti
questioni
economiche.
Un
pm
medio
in
Italia
può
avere
pendenti
anche
800
indagini,
e
a
volte
sappiamo
che
sono
molte
di
più.
In
ognuna
di
esse
avrà
almeno
una
persona
offesa
o
un
indagato
scontento
e
pronto
a
fare
ricorso.
Certo,
qualcuno
ha
sostenuto
che
in
fondo
ce
lo
chiede
l'Europa.
Ma
l'Europa
ci
chiede
di
dare
applicazione
al
principio
per
cui
gli
Stati
membri
dell'Unione
europea
siano
responsabili
per
i
danni
arrecati
ai
singoli
da
pronunce
giurisdizionali
in
contrasto
col
diritto
europeo.
Citando
il
professor
Trimarchi:
«La
sentenza
e
il
diritto
europeo
richiedono
una
responsabilità
dello
Stato,
e
non
già
del
giudice.
Nella
sentenza
non
vi
è
neppure
una
riga
interpretabile
in
quel
senso,
né
avrebbe
potuto
esservi».
Anche
secondo
il
CSM
e
l'ANM
non
sussiste
alcun
obbligo
per
l'Italia
di
introdurre
una
responsabilità
del
singolo
giudice.
L'Europa,
anzi,
conferma
che
nei
confronti
del
cittadino
l'unico
responsabile
è
lo
Stato.
Bruxelles
si
limita
a
constatare
che
l'Italia
non
ha
dato
seguito
alla
sentenza
di
condanna
della
Corte
di
giustizia
dell'Unione
europea.
La
pronuncia
ribadiva
la
responsabilità
diretta
dello
Stato
nei
confronti
del
cittadino,
affermando
che
la
responsabilità
stessa
non
può
essere
limitata
ai
soli
casi
di
dolo
o
colpa
grave
del
giudice,
ma
deve
essere
ampliata
a
tutti
i
casi
di
erronea
applicazione
della
norma
comunitaria.
Vorrei
citare
qualche
breve
riga
di
considerazioni
espresse
dal
giudice
Alessio
Liberati,
tuttora
attuali:
«Mi
aiuterà
la
proposta
di
legge
sulla
responsabilità
civile
dei
magistrati
a
prendere
decisioni
giuste
o
a
sbagliare
di
meno?
Temo
proprio
di
no.
È
una
legge
che
non
mi
piace.
Non
per
paura
di
essere
condannato:
basterà
pagare
un'assicurazione,
probabilmente.
Non
per
paura
di
essere
giudicato:
pagare
per
i
miei
errori,
paradossalmente,
mi
aiuterebbe
a
scaricare
la
coscienza.
Ho
paura,
invece,
di
non
avere
coraggio
di
giudicare
serenamente.
Ho
paura
di
giudicare
con
il
retropensiero,
non
dichiarato
neanche
a
me
stesso,
di
rischiare
soldi
e
carriera.
Ma,
soprattutto,
ho
paura
di
farmi
involontariamente
condizionare
da
chi
ho
davanti.
Sì,
perché
in
futuro
(...)
i
giudici
non
rischierebbero
nulla
se
sbagliassero
una
decisione
nei
confronti
di
un
debole,
di
un
povero,
di
un
emarginato,
che
già
ora
(...)
non
è
certo
avvantaggiato
dall'assistenza
legale
di
un
principe
del
foro.
Rischieranno
carriere
e
soldi,
invece,
solo
quando
giudicheranno
il
potente
di
turno,
il
ricco,
l'arrogante
che
può
permettersi
di
scomodare
avvocati
e
sborsare
soldi
per
cercare
"giustizia
ad
ogni
costo"
(ma,
il
più
delle
volte,
sarebbe
corretto
chiamarla
vendetta)».
In
conclusione,
mettere
mano
alla
norma
sulla
responsabilità
civile
dei
magistrati
per
renderla
più
efficace
invero
può
essere
opportuno
quand'anche
non
urgente
tanto
137