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fatto
che
risultava
incontrovertibile
dagli
atti
del
processo
era
sbagliato,
cioè
si
è
stabilito
che
invece
non
risultava,
questa
ricostruzione
del
fatto
prescinde
dalla
valutazione
che
si
fa
ai
sensi
della
rivalsa
o
ai
fini
dell'affermazione
della
responsabilità.
Quindi,
signor
Vice
Ministro,
mi
deve
spiegare
per
quale
motivo
ci
si
limita
ad
affermare
che
la
decisione
fa
stato
solo
relativamente
alla
ricostruzione
dei
fatti.
Insomma,
partiamo
da
una
sentenza
passata
in
giudicato;
lo
Stato
viene
condannato
perché
vi
è
certezza
matematica,
non
più
discutibile
che
in
quel
processo
il
giudice
ha
affermato
che
un
fatto
non
era
avvenuto,
non
c'era
la
prova
di
un
fatto
e
invece
c'era.
Allora
noi
non
diciamo
nemmeno
questo.
Io
sono
favorevole
a
mantenere
la
libertà
del
giudizio
in
sede
di
rivalsa
e
la
libertà
di
giudizio
disciplinare,
ma
quella
attiene
alla
valutazione
dell'elemento
soggettivo
e
di
tutto
il
resto.
Qui
stiamo
ragionando
esclusivamente
della
possibilità
di
tener
conto
dell'accertamento
di
un
fatto.
Poi
la
valutazione
sul
rientrare
o
meno
nel
caso
di
colpa
grave
e
sulla
sussistenza
dell'elemento
soggettivo
e
di
tutto
il
resto
è
libera.
Non
c'è
nessuna
vincolatività
in
questa
affermazione.
Da
ultimo,
spiego
perché
ho
formulato
un
emendamento
sulla
misura
della
rivalsa.
Ho
detto
all'inizio
del
mio
intervento
che
in
base
all'articolo
28
della
Costituzione
i
magistrati
sono
parificati
agli
impiegati
civili
dello
Stato,
avendo
noi
recepito
nel
nostro
ordinamento
la
figura
del
magistrato
che
ci
proviene
dal
modello
napoleonico
(magistrato
selezionato
per
concorso
e
con
una
sua
dignità).
Però
è
giusto
introdurre
tutte
le
differenziazioni
come
la
responsabilità
indiretta
e,
signor
Vice
Ministro,
la
limitazione
nei
casi
di
colpa
grave.
Con
l'emendamento
all'articolo
5
che
ho
richiamato,
5.103,
si
intende
limitarli
a
quanto
indicato
nell'articolo
2
come
se
fosse
un'elencazione
tassativa.
Dopo
di
che,
come
i
pubblici
dipendenti,
il
magistrato
risponde
interamente.
E
poi,
certamente,
con
un
emendamento
propongo
una
correzione
nel
senso
di
dare
la
possibilità
di
pagare
mensilmente
(nel
caso,
questo
importo
è
rateizzato).
Signor
Vice
Ministro,
l'importo
non
può
essere
di
un
terzo
dello
stipendio,
come
nel
testo
approvato
dalla
Commissione.
La
previsione
di
un
terzo
è
sbagliata:
contrasta
con
le
nostre
leggi!
Non
si
può
provvedere
ad
un
prelievo
dallo
stipendio
in
misura
superiore
al
quinto.
Quindi,
ci
si
riconduce
all'affermazione
di
principio
che
parifica
i
magistrati
agli
altri.
E
poi,
ancora
non
mi
si
dica
che
questo
provvedimento
incide
sull'indipendenza
dei
magistrati.
Lei
sa,
bene,
signor
Vice
Ministro
che
io
fui
uno
degli
artefici
della
legge
Vassalli
e
mi
rendo
conto
degli
errori
che
abbiamo
commesso.
Ma
sono
anche
stato
magistrato
per
quarant'anni
e,
avendo
creato
un
pool
di
assicurazioni
posso
dire
che,
con
200
euro
l'anno
c'è
la
possibilità
di
garantirsi.
Non
credo
che
questa
formulazione
porti
a
squilibrare.
Il
magistrato,
grazie
a
Dio,
ha
una
sua
dignità:
l'alta
funzione
che
svolge
non
può
essere
inficiata
da
poche
centinaia
o
migliaia
di
euro.
Infatti,
così
come
gli
altri
professionisti
e
dipendenti
pubblici
(che
hanno
uno
stipendio
inferiore
a
quello
del
magistrato)
hanno
la
possibilità
di
garantirsi
attraverso
una
polizza
assicurativa,
credo
che
tale
possibilità
la
abbia
anche
il
magistrato.
Allora,
a
questo
punto,
ricostruiamo
e
diamogli
dignità
della
sua
funzione
attraverso
le
correzioni
che
le
ho
citato,
signor
Vice
Ministro.
Credo
che,
con
un
minimo
di
capacità
di
mediazione
e
di
volontà
di
arrivare
ad
una
legge
chiara,
certa
che
non
lasci
equivoci,
se
il
Governo
convenisse
con
queste
soluzioni,
potremmo
anche
arrivare
ad
una
votazione
all'unanimità.
(Applausi
dal
Gruppo
FI-‐
PdL
XVII
e
del
senatore
Albertini).
PRESIDENTE.
Colleghi,
visto
l'orario
ed
essendoci
anche
richieste
di
interventi
di
fine
seduta,
direi
di
rimandare
l'ultimo
intervento
in
discussione
generale
al
pomeriggio.
Rinvio
pertanto
il
seguito
della
discussione
dei
disegni
di
legge
in
titolo
ad
altra
seduta.
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