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chi
è
questa
responsabilità?
Cari
colleghi,
dobbiamo
sempre
partire
dalla
nostra
Costituzione,
che
all'articolo
101,
secondo
comma,
dice
in
modo
lapidario,
con
una
frase
caustica
che
non
lascia
dubbi,
che
il
magistrato
è
soggetto
solo
alla
legge.
Non
ci
sono
spazi
per
diverse
letture,
soprattutto
per
delle
letture
forzate.
Pertanto,
qualora
volessimo
modificare
l'idea
che
l'interpretazione
è
un
punto
fondante
dell'attività
del
giudice,
del
magistrato,
dobbiamo
fare
una
scelta,
quella
più
trasparente,
ed
imboccare
la
via
maestra
della
modifica
della
nostra
Carta
costituzionale.
Colleghi,
il
nostro
non
è
un
sistema
di
common
law,
in
cui
la
vincolavità
del
giudicato,
del
precedente,
ha
un
valore
supremo,
che
si
impone
come
una
sorta
di
giudice
più
forte
verso
il
giudice
minore.
Nel
nostro
sistema
non
vige
questa
gerarchia.
Nel
sistema
italiano,
la
Costituzione
ha
messo
da
parte,
per
storia,
per
tradizione,
per
la
cultura
democratica
costruita
nella
nostra
civiltà
giuridica,
un'opzione
di
questo
tipo,
per
cui
l'idea
di
considerare
come
condotta
da
sottoporre
a
responsabilità
civile
il
non
attenersi
al
pronunciamento
della
Cassazione
a
sezioni
unite
non
può,
cari
colleghi,
diventare
un
punto
da
inserire
nella
legge
ordinaria
che
prevede
la
responsabilità
civile
dei
magistrati.
È
un
punto
che
andrebbe
inserito
attraverso,
per
chi
è
d'accordo,
una
riforma
della
nostra
Costituzione,
perché
c'è
una
sistematicità
che
andrebbe
stravolta
e
che
richiede
un
intervento
altrettanto
sistematico
di
taglio
totalmente
diverso.
Attenzione,
colleghi,
c'è
un'evoluzione
culturale
anche
nel
sistema
di
common
law,
che
comincia
a
dare
forza
alla
legge.
C'è
anche
un'evoluzione
all'interno
dei
sistemi
di
civil
law,
anche
all'interno
del
nostro
sistema,
che
sempre
più
dà
qualità
e
valore
all'interpretazione
e
così
anche
al
precedente
nell'interpretazione,
per
cui
le
discussioni
e
le
valutazioni
che
sono
state
svolte
non
sono
da
demonizzare,
non
c'è
da
creare
un
conflitto
ideologico
intorno
al
pluralismo
di
vedute
che
è
stato
avanzato,
ma
abbiamo
bisogno
di
riformare
il
sistema
della
responsabilità
civile
all'interno
di
un
quadro
costituzionale,
all'interno
di
un
quadro
sistemico
che
garantisca
il
cittadino
e
allo
stesso
tempo
non
vada
a
disarticolare
il
nostro
sistema.
Ecco
perché,
di
fronte
all'Europa
che
fa
una
scelta
molto
chiara
nel
suo
Trattato,
che
è
quella
di
creare
un
sistema
omogeneo
negli
Stati
membri,
al
punto
tale
che
lascia
alla
sua
Corte
la
funzione
primaria
di
interpretazione
(e
lì
c'è
una
vera
giustificazione
storica),
nel
nostro
sistema
costituzionale
questa
scelta
non
c'è
perché,
appunto,
non
siamo
nelle
stesse
condizioni
in
cui
deve
agire
l'Europa
per
costruire
un'omogeneità
tra
i
vari
Stati
membri
con
tutte
le
differenza
che
ci
sono
all'interno
dei
diversi
contesti
culturali
e
giuridici
dei
vari
Paesi.
Per
questo
penso
che
possiamo
avviarci
alla
fase
emendativa
con
un
atteggiamento
che
provi
a
valorizzare
il
lavoro
svolto
nella
Commissione
e,
come
sempre,
concordiamo
sul
lavoro
di
riforma
che
qui
in
Aula
vede
spesso
impegnata
la
Commissione
giustizia.
Possiamo
senz'altro
scansare
molti
problemi
che
ci
hanno
diviso,
costruire
una
vera
unità
e,
come
diciamo
spesso,
provare
a
licenziare
anche
questa
importantissima
riforma
con
una
condivisione
ampia
e
con
una
soluzione
moderna,
come
ci
chiede
l'Europa.
(Applausi
dei
senatori
Buemi
e
Ginetti).
PRESIDENTE.
Dichiaro
chiusa
la
discussione
generale.
Avverto
che
l'emendamento
2.129
è
stato
ritirato.
Saluto
ad
una
rappresentanza
di
studenti
PRESIDENTE.
Saluto
gli
studenti
dell'Istituto
statale
di
istruzione
superiore
«John
Maynard
Keynes»
di
Castel
Maggiore,
in
provincia
di
Bologna,
che
stanno
assistendo
ai
nostri
lavori.
(Applausi).
Ripresa
della
discussione
dei
disegni
di
legge
nn.
1070,
315
e
374
(ore
16,55)
PRESIDENTE.
Ha
facoltà
di
parlare
il
relatore.
BUEMI,
relatore.
Signor
Presidente,
onorevoli
colleghi,
intervengo
brevemente
per
richiamare
i
punti
essenziali
della
riforma,
che
mi
sembrano
particolarmente
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