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PALMA
(FI-‐PdL
XVII).
Domando
di
parlare
per
dichiarazione
di
voto.
PRESIDENTE.
Ne
ha
facoltà.
Siamo
in
vena
di
scambio
di
complimenti,
oggi,
vero?
PALMA
(FI-‐PdL
XVII).
Perché?
Cos'ha
detto?
PRESIDENTE.
Ha
detto
che
vuole
estendere
gli
esami
psicoattitudinali
anche
ai
parlamentari
in
genere,
io
direi,
a
questo
punto.
PALMA
(FI-‐PdL
XVII).
Signor
Presidente,
l'emendamento
2.106,
presentato
dal
senatore
Barani,
il
cui
contenuto
tornerà
anche
più
tardi
in
occasione
dell'esame
di
un
altro
articolo,
che
era
oggetto
di
taluni
emendamenti
del
Nuovo
Centrodestra
che
sono
stati
invece
ritirati
(evidentemente
quello
che
è
accaduto
qualche
giorno
fa
altro
non
è
stato
che
una
tempesta
in
un
bicchier
d'acqua),
pone
un
problema
molto
serio:
un
magistrato
che
commette
un
errore
per
imperizia,
evidentemente
grave,
inescusabile,
deve
risponderne
o
deve
rispondere,
come
dice
l'intero
impianto
della
legge,
solo
per
negligenza?
Quando
io
ho
posto
questa
questione
al
Ministro
in
Commissione,
se
non
ricordo
male
-‐
ma
il
vice
ministro
Costa
mi
potrà
smentire
-‐
il
Ministro
ha
sostanzialmente
detto
che
non
si
può
parlare
di
imperizia
nei
confronti
di
un
magistrato
perché
il
magistrato,
in
ragione
delle
varie
valutazioni,
è
perito.
È
come
se
io
dicessi
che
un
primario
ospedaliero,
essendo
primario
di
un
ospedale,
è
di
per
sé
perito,
per
cui
sarebbe
impossibile
una
causa
per
colpa
medica
nei
confronti
di
un
primario
ospedaliero
ove
mai
avesse
causato
un
danno
in
ragione
di
una
operazione
sbagliata
gravemente
per
sua
imperizia.
L'affermazione
che
chi
svolge
un
determinato
lavoro,
solo
per
questa
ragione,
è,
come
dire,
professionalmente
abilitato
a
tutto
è
un
errore.
Il
fatto
di
superare
le
valutazioni
all'interno
del
Consiglio
superiore
della
magistratura
non
significa
essere
preparati
su
tutte
le
singole
branche
del
diritto.
Allora,
mi
chiedo:
ma
davvero
voi
ritenete
che
un
magistrato,
che
causi
un
danno
ingiusto
per
colpa
grave,
per
una
colpa
grave
che
si
correla
alla
sua
imperizia,
non
possa
in
alcun
modo
rispondere
del
danno
che
ha
cagionato,
similarmente
a
quello
che
accade
per
tutti
i
dipendenti
pubblici
-‐
ricordiamo
l'articolo
28
della
Costituzione
-‐
nel
caso
in
cui
commettano
un
fatto
colposamente
grave
per
imperizia
da
cui
nasca
un
danno?
Questo
è
il
problema
che
io
voglio
sottoporre
all'Assemblea
e
a
ciascuno
di
voi:
di
decidere
secondo
coscienza,
evidentemente
-‐
scusate,
questa
è
un
po'
una
battuta
ad
effetto
-‐
pensando
anche
che
se
un
domani
uno
di
noi
dovesse,
per
ipotesi,
essere
danneggiato
da
un
provvedimento
giudiziario
gravemente
errato
per
una
colpa
grave
dovuta
ad
imperizia,
si
deve
poi
ricordare
del
momento
in
cui
qui
ha
votato
per
escluderla,
e
cortesemente
non
se
ne
deve
lamentare.
Saluto
ad
una
rappresentanza
di
studenti
PRESIDENTE.
Vorrei
salutare
i
ragazzi
del
Liceo
classico
«Onorato
Fascitelli»
di
Isernia,
che
seguono
con
attenzione
i
nostri
lavori.
Li
ringraziamo
per
la
visita
che
hanno
fatto
al
Senato.
Grazie
ragazzi!
(Applausi).
Ripresa
della
discussione
dei
disegni
di
legge
nn.
1070,
315
e
374
(ore
18,13)
COMPAGNA
(NCD).
Domando
di
parlare
per
dichiarazione
di
voto.
PRESIDENTE.
Ne
ha
facoltà.
COMPAGNA
(NCD).
Signor
Presidente,
mi
pare
che
l'intervento
del
presidente
Palma
ci
abbia
riportato
alla
discussione
generale
di
questa
mattina.
Stamattina,
un
collega
membro
della
Commissione
giustizia
ha
rievocato
proprio
ciò
su
cui
è
tornato
adesso
il
presidente
Palma.
In
Commissione
giustizia
il
Ministro
ha
detto
che
l'imperizia
non
è
segnale
o
fattispecie
di
colpa
grave
perché
il
magistrato
ha
vinto
il
concorso;
in
altri
tempi
si
sarebbe
detto,
con
lessico
volgare:
«E
che
c'azzecca?».
Voglio
dire
che
non
si
può
riproporre
la
questione
del
modello
francese
di
organizzazione
burocratica,
scaturita
dalla
vittoria
del
concorso,
su
questi
profili
di
responsabilità.
Non
c'entra
niente.
Ho
allora
l'impressione
che,
quale
che
sia
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