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senatori
Bignami
e
Campanella).
Non
siamo
contrari,
all'interno
del
mantenimento
della
clausola
di
salvaguardia,
che
è
un
baluardo
dei
principi
di
autonomia
e
di
indipendenza
della
magistratura,
alle
due
deroghe
che
sono
state
immaginate
relative
al
dolo
e
alla
colpa
grave.
Abbiamo
invece
qualche
dubbio
in
più
sulle
modifiche
introdotte
al
regime
dell'azione
di
rivalsa,
in
particolare
sull'eliminazione
dal
testo
del
comma
che
prevedeva
una
forma
di
responsabilità
contabile
nel
caso
di
mancato
esercizio
del
diritto
di
rivalsa
nei
confronti
del
singolo
magistrato;
eventualità
che
secondo
il
testo
attuale
rimarrebbe
priva
di
conseguenze.
Su
questa
materia
avevamo
anche
immaginato
alcuni
emendamenti
che
abbiamo
presentato
ieri,
ma
che
purtroppo,
con
nostro
rammarico,
sono
stati
respinti.
Per
tutte
queste
ragioni
che
ho
cercato
di
illustrare
brevemente,
volte
a
spiegare
che
riteniamo
questo
testo
un
passo
avanti
rispetto
alla
disciplina
attuale,
ma
ancora
portatore
di
alcune
contraddizioni,
crediamo
che
il
lavoro
di
miglioramento
debba
continuare
alla
Camera.
Da
questo
punto
di
vista
questo
provvedimento
può
dimostrare
che
il
bicameralismo
perfetto
ha
ancora
un
senso
(Applausi
della
senatrice
Bignami)
e
che
si
debba
farlo
con
l'equilibrio
e
il
buon
senso
che
a
volte
sono
mancati
nel
corso
di
questi
anni.
Vorrei
concludere
facendo
una
considerazione
di
fondo.
L'autonomia
e
l'indipendenza
della
magistratura
sono
elementi
essenziali
del
nostro
sistema
democratico
e,
in
quanto
tali,
vanno
tutelati
da
tutte
le
spinte
sbagliate
che
hanno
segnato
più
di
vent'anni
anni
di
storia
politica
del
nostro
Paese;
gli
intenti
punitivi,
da
una
parte,
che
procedevano
parallelamente
alle
tantissime
leggi
ad
personam
che
hanno
rappresentato
una
faccia
molto
spiacevole
della
medaglia
e,
dall'altra
parte,
le
derive
spesso
giustizialiste,
come
risposta
a
questa
tendenza,
creando
però
ulteriori
problemi.
La
stessa
deriva
giustizialista
infatti
ad
un
certo
punto
ha
finito
per
non
distinguere
più
nemmeno
un
avviso
di
garanzia
da
una
sentenza
di
condanna.
Pensiamo
che
questi
atteggiamenti
e
queste
spinte
opposte
siano
stati
uno
dei
grandi
temi
irrisolti
dell'Italia
di
questi
anni
e
che
a
queste
spinte
avverse
andrebbero
invece
opposti
serietà,
rigore,
equilibrio
e
buon
senso;
tutto
ciò
che
è
mancato
nel
corso
di
vent'anni
di
storia
repubblicana.
Questo
provvedimento,
da
questo
punto
di
vista,
è
un
piccolo
passo
in
avanti.
Non
è
però
ancora,
a
nostro
avviso,
un
provvedimento
sufficiente
ed
è
per
questo
che
il
mio
Gruppo
esprimerà
un
voto
di
astensione.
(Applausi
dal
Gruppo
Misto-‐SEL
e
dei
senatori
Bignami
e
Campanella).
GIOVANARDI
(NCD).
Domando
di
parlare
per
dichiarazione
di
voto.
PRESIDENTE.
Ne
ha
facoltà.
GIOVANARDI
(NCD).
Signor
Presidente,
era
il
1998
quando,
all'alba,
in
una
casa
di
Finale
Emilia,
venne
portata
via
una
famiglia
con
quattro
bambini
minorenni
-‐
sto
parlando
di
sedici
anni
fa
-‐
per
una
questione
che
riguardava
un
prete,
una
storiaccia
come
quella
di
Rignano
Flaminio,
caratterizzata
da
messe
nere
durante
la
notte
ed
episodi
di
truculenza.
La
signora
ha
poi
avuto
un
quinto
figlio,
e
da
undici
anni
vive
esule
in
Francia
con
questo
bambino
di
11
anni,
altrimenti
glielo
avrebbero
portato
via.
Sono
già
stati
assolti
due
volte
in
appello
a
Bologna.
Dopo
la
seconda
assoluzione,
il
marito
è
morto
d'infarto;
lui
faceva
il
fuochista
in
una
impresa
di
ceramica
e
lei
è
una
maestra
d'asilo.
Dopo
sedici
anni
in
cui
non
hanno
mai
più
visto
i
loro
figli
perché
questi
sono
stati
portati
nei
quattro
angoli
d'Italia,
essendo
stati
assolti
per
la
seconda
volta
ritenevano
di
poter
uscire
da
questo
incubo.
Ma
il
procuratore
generale
di
Bologna
ha
detto
«sono
sereno»
ed
ha
impugnato
di
nuovo
la
sentenza
in
Cassazione.
Colleghi
senatori,
siamo
davanti
a
un
sistema
giudiziario
che
per
sedici
anni
ha
tenuto
sotto
processo
una
famiglia
distruggendola
e
che,
dopo
due
assoluzioni
in
appello,
non
è
stato
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