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parole
«adeguata
motivazione».
A
parte
che
non
ci
sarebbe
stato
nulla
di
anormale,
ma
nell'emendamento
erano
scritte
in
realtà
le
parole
«specifica
motivazione»
e
nient'altro:
ciò
significava
una
motivazione
che
spiegasse
il
perché
dello
scostamento
dall'orientamento
della
Corte
di
cassazione.
Da
ultimo,
mi
sembra
che
ci
sia
una
specie
di
Ponzio
Pilato
che
lavora
quando
si
tratta
di
giustizia.
Si
fanno
infatti
grandi
proclami
sui
principi
generali,
che
poi,
tradotti
in
concreto,
non
hanno
nessun
effetto.
A
me
sembra
un
atteggiamento
analogo
a
quello
che
ritrovo
in
chi,
quando
un
magistrato
muore,
esprime
dichiarazioni
di
solidarietà,
mentre
in
altri
casi,
come
quello
della
collega
giudice
Aielli
che
ieri
è
stata
oggetto
di
un
attacco
gravissimo,
o
come
per
il
collega
Di
Matteo,
non
vi
è
stata
nessuna
affermazione
in
quest'Aula.
(Applausi
del
senatore
Liuzzi).
Non
si
fa
nulla
quando
si
tratta
di
dare
solidarietà
a
chi
è
oggetto
di
attacchi
gravi,
anche
di
minacce
alla
vita.
Ricordo
che
è
stato
addirittura
pubblicato
un
necrologio
con
l'annuncio
della
morte
della
giudice
Aielli,
nonostante
sia
ancora
in
vita
e
sta
conducendo
determinate
inchieste.
Rendiamoci
conto,
senatore
Giarrusso,
che
la
prescrizione
è
una
delle
caratteristiche
dello
Stato
liberale,
è
una
delle
garanzie
del
cittadino.
Ciò
che
manca
è
la
responsabilità,
l'organizzazione
giudiziaria:
il
giudice
e
chiunque
ha
responsabilità
organizzative
dovrebbero
essere
in
grado
di
garantire
la
celebrazione
dei
processi,
in
questo
sono
d'accordo
con
lei,
senatore
Giarrusso.
La
celebrazione
dei
processi
si
fa
anche
seguendo
un
ordine
cronologico,
tenendo
conto
dei
termini
di
prescrizione,
mentre
molte
volte,
per
seguire
la
moda
di
svolgere
solo
determinati
processi,
si
fa
in
modo
che
altri
vadano
in
prescrizione.
Si
tratta
di
una
questione
di
scienza
dell'organizzazione
e
l'organizzazione
giudiziaria
deve
rispondere
ad
alcuni
principi
fondamentali.
Il
provvedimento
in
esame
avrebbe
dovuto
garantire
che
i
cittadini,
di
fronte
a
una
sciatteria,
a
una
negligenza
o
a
un'imperizia
del
giudice,
potessero
avere
soddisfazione
nei
confronti
dello
Stato.
È
questa
la
ragione
per
cui
Forza
Italia
voterà
no
a
questa
legge.
(Applausi
dal
Gruppo
FI-‐PdL
XVII
e
del
senatore
D'Anna.
Molte
congratulazioni).
GINETTI
(PD).
Domando
di
parlare
per
dichiarazione
di
voto.
PRESIDENTE.
Ne
ha
facoltà.
GINETTI
(PD).
Signor
Presidente,
onorevoli
colleghi,
signor
rappresentante
del
Governo,
il
disegno
di
legge
in
esame
non
può
essere
considerato
un
mero
atto
di
attuazione
di
obblighi
europei.
Costituisce
invece
un
risultato
politico
importante
nel
quadro
di
una
riforma
più
generale
che
vuole
rendere
maggiormente
effettivo
il
nostro
sistema
giustizia
dopo
anni
di
discussione.
Il
disegno
di
legge
risponde
infatti
a
due
diverse
ma
congruenti
esigenze.
In
primo
luogo,
s'intende
dare
seguito
alla
sentenza
del
24
novembre
2011
con
la
quale
la
Corte
di
giustizia
europea
ha
condannato
l'Italia
per
violazione
degli
obblighi
di
adeguamento
dell'ordinamento
interno
al
principio
generale
di
responsabilità
degli
Stati
membri
dell'Unione
europea,
in
caso
di
violazione
del
diritto
dell'Unione
da
parte
di
uno
dei
propri
organi
giurisdizionali
di
ultimo
grado.
In
secondo
luogo,
risponde
all'esigenza
di
dare
compimento
ad
un
percorso
di
definizione
della
responsabilità
civile
dei
magistrati,
iniziato
nel
1987
con
quel
referendum,
in
un
contesto
peraltro
caratterizzato
da
tensione
sociopolitica
legato
ad
una
metamorfosi
profonda
e
irreversibile
del
rapporto
tra
cittadini,
Stato
e
istituzioni.
L'impostazione
fatta
propria
dalla
legge
n.
117
del
1988
interpretò
allora
l'esito
positivo
del
quesito
referendario
nel
senso
di
definire
la
responsabilità
dei
magistrati
come
responsabilità
indiretta
con
diritto
di
rivalsa
dello
Stato.
Per
quanto
concerne
l'elemento
soggettivo,
in
analogia
alla
disciplina
di
altre
categorie
di
dipendenti
pubblici,
secondo
il
principio
contenuto
nel
testo
unico
n.
3
del
1957,
venne
limitato
ai
soli
casi
di
dolo
e
colpa
grave.
La
legge
n.
117
del
1988
aggiungeva
per
i
magistrati
un
ulteriore
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