:: NOTE LEGALI

Il sito dell'Ordine degli Avvocati di Imperia è ospitato sul server Aruba di Aruba S.p.a. (www.aruba.it).
Responsabile del sito è il Presidente dell'Ordine.
L'aggiornamento del sito non avviene con periodicità regolare. Ultima modifica: .
I contenuti sono offerti nell'esercizio di attività non economica e non in concorrenza con radio e televisione. I collegamenti a siti esterni sono forniti senza assunzione di responsabilità su esattezza, completezza e correttezza degli stessi e delle informazioni richiamate.
Altre informazioni: licenze - info privacy - accessibilità - sportello per il cittadino

:: AREE RISERVATE

P.s.t. giustizia.it
Aruba pec
Lextel pec
Sfera

:: ORDINE

CONTROVERSIE FISCALI E RIVENDICAZIONI AUTONOMISTICHE TRA LA COMUNITA' SANREMESE E LA REPUBBLICA DI GENOVA NELLA PRIMA META' DEL SETTECENTO (1729-1735)
di Andrea Gandolfo

Dopo il fallimento della rivoluzione del 1729, causata da una serie di controversie di natura fiscale tra il Comune di Sanremo e il governo genovese, e in particolare quelle legate all'introduzione delle quattro gabelle sulla polvere da sparo, il sapone, il tabacco e l'acquavite, i Sanremesi iniziarono a cercare un buon avvocato in grado di difendere i loro diritti presso le autorità genovesi. Tali diritti consistevano soprattutto nella rivendicazione dell'autonomia della città dalla capitale della Repubblica, sancita da alcuni importanti accordi bilaterali e che la comunità sanremese intendeva ora far valere nei confronti del governo genovese.
Dopo aver contattato alcuni tra i più insigni esponenti del mondo forense ligure, gli amministratori di Sanremo scelsero il giurista chiavarese Pier Agostino Solari, al quale venne subito affiancato, in qualità di aiutante, il sanremese Francesco Maria Anselmo. Quest'ultimo informò i suoi concittadini, con una lettera del 14 agosto 1729, di aver già avviato alcuni colloqui preliminari con Francesco Imperiale, che era stato incaricato direttamente dal doge di curare gli interessi della Repubblica nella querelle sorta con la città matuziana.
Mentre i responsabili del governo genovese sembravano intenzionati, almeno in un primo tempo, a risolvere la controversia accordandosi sulla cifra che la comunità sanremese avrebbe dovuto versare per ottemperare ai suoi obblighi fiscali, gli amministratori comunali sanremesi erano fermamente decisi ad affidare le proprie ragioni al giudizio di un tribunale. In questa logica Anselmo rifiutò la proposta di Imperiale di addivenire ad una transazione e insistette sull'opportunità di procedere sulla via legale.
Nel novembre 1729 l'avvocato Solari, per curare meglio la pratica, si trasferì a Genova, dove Anselmo gli procurò una copia di alcuni importanti documenti storici riguardanti i rapporti tra Genova e Sanremo, tra cui la sentenza del 1361 e quelle successive del 1431 e del 1439. Nel dicembre successivo, Anselmo, che già vi lavorava da diverso tempo, presentò a Solari una raccolta di significativi documenti attestanti la libertà sanremese in modo che l'avvocato chiavarese potesse utilizzarli per scrivere la sua opera giuridica in difesa di Sanremo. I due giuristi presentarono quindi ai delegati genovesi copia dei documenti consultati, provenienti dall'archivio della città, nella speranza di poter prendere visione di quelli che le autorità genovesi avevano trovato nei loro archivi. Tali documenti erano costituiti da: 1) la convenzione del 1199 tra Genova e Sanremo; 2) il compromesso del 1360 e la conseguente sentenza arbitrale del 1361; 3) la sentenza della Magistratura degli Otto Nobili del 1385; 4) un'altra sentenza del 1400; 5) lo strumento di calcolo del 1402; 6) la convenzione di Sanremo con l'Ufficio della Moneta del 1452); 7) vari atti di opposizione dei Sanremesi al pagamento delle gabelle imposte dal governo genovese. Alla fine però Solari e Anselmo non solo ricevettero indietro con molto ritardo quanto avevano dato in visione alle autorità genovesi, ma dovettero anche rinunciare a consultare gran parte delle carte custodite negli archivi di Genova, tranne pochi documenti che già conoscevano.
Le rivendicazioni dei Sanremesi trovarono il loro maggiore avversario nel sindaco della Eccellentissima Camera di Genova, a cui spettava la causa in questione in quanto attinente alla riscossione delle gabelle. Erano invece di sentimenti favorevoli alla comunità sanremese il nuovo doge Francesco Maria Balbi e il commissario generale di Sanremo Francesco Maria Spinola, anch'egli fresco di nomina. In virtù di questo positivo atteggiamento delle massime autorità della Repubblica, la lite tra Sanremo e Genova pareva avviarsi verso una positiva soluzione a vantaggio della città dell'estremo Ponente ligure; nel maggio 1730 Anselmo informò i suoi concittadini che l'avvocato Solari stava ormai per terminare il suo lavoro e che presto l'avrebbe sottoposto a quattro suoi colleghi per l'approvazione definitiva prima della pubblicazione.
Nel luglio successivo avvenne però un inaspettato colpo di scena: Anselmo faceva infatti sapere alle autorità sanremesi che l'avvocato Solari aveva abbandonato la causa, probabilmente per motivi di salute, tanto è vero che l'anno dopo il legale chiavarese sarebbe deceduto. Il cattivo stato di salute potrebbe essere stato il motivo dell'abbandono, ma non si può nemmeno escludere un suo improvviso pentimento nel difendere una città che appariva sempre più ribelle nei confronti della capitale.
Gli amministratori sanremesi si rivolsero allora a un altro dei più noti giuristi del tempo: l'avvocato piacentino Francesco Nicoli, che fu interpellato forse su suggerimento del governo sabaudo, interessato ad aiutare la comunità sanremese perchè poteva tornargli utile per le sue tradizionali mire espansionistiche verso il mare. Nicoli iniziò subito il suo lavoro consultando la documentazione già utilizzata da Anselmo e Solari e arrivando in breve tempo a dare alle stampe una prima opera di sessanta pagine, intitolata Ragioni della Magnifica Università di San Remo contro l'Eccellentissima Camera rappresentate alla Ser. Repubblica di Genova, che venne pubblicata a Piacenza nell'autunno del 1730 per i tipi della Stamperia nuova di Filippo Giuseppe Giacopazzi.
Con questo volumetto l'avvocato Nicoli intendeva dimostrare che Genova non aveva mai acquisito la sovranità su Sanremo, comprando questo territorio dai Doria, in quanto neppure questi ultimi l'avevano acquistato in precedenza dall'arcivescovo genovese; inoltre la comunità sanremese, pagando circa la metà dell'intera somma sborsata da Genova nell'acquistare il comprensorio sanremese dai Doria, si era riservata molti diritti, tra i quali il più significativo era sicuramente quello di poter godere dell'esonero di almeno la metà dei tributi richiesti dal governo genovese. Nel suo scritto Nicoli riservava inoltre molte espressioni elogiative ad alcuni giuristi delle più celebri università d'Europa, tra cui Pavia, Bologna e Milano.
La risposta delle autorità genovesi al volumetto di Nicoli non si sarebbe fatta attendere: il 16 marzo 1731 usciva infatti un Memoriale del M. Sindaco della Eccellentissima Camera, l'ufficio che si occupava della riscossione delle gabelle, allo scopo di controbattere punto per punto alle tesi sostenute dall'avvocato piacentino. Il Memoriale non si presentava peraltro come una risposta all'opera di Nicoli, che non veniva mai citata, ma voleva essere piuttosto un avviso ai Sanremesi per dimostrare che ogni eventuale opposizione da parte loro al pagamento delle gabelle sarebbe stata considerata un atto illegale. Nell'operetta, costituita da sole quattro pagine di fitta stampa, erano elencati tutti i principali documenti attestanti in modo inconfutabile l'assoluta legittimità della sovranità genovese su Sanremo.
Nello stesso tempo un altro giurista e storico genovese, Giovanni Battista Richieri, redigeva un'opera di risposta allo scritto dell'avvocato Nicoli, dal titolo: Trattato in risposta ad una sentenza proclamata per parte dell'Università di San Remo. Nella sua opera Richieri utilizzò ampiamente la documentazione che il sacerdote sarzanese Bernardo Poch stava recuperando negli archivi della Repubblica per dimostrare la sudditanza di Sanremo a Genova, ma alla fine le autorità genovesi, non si sa per quale motivo, decisero di non pubblicare il lavoro di Richieri, forse perchè ritenuto troppo storico-letterario e poco giuridico.
Intanto Nicoli continuava alacremente a lavorare in difesa della comunità sanremese e già il 16 ottobre 1731 dava alle stampe la Risposta della Magnifica Università di San Remo al Memoriale del Magnifico Sindaco dell'Eccellentissima Camera dato per motivo il 16 marzo 1731. Presentata al Serenissimo Senato della Serenissima Repubblica di Genova, uscita a Piacenza per i tipi della Stamperia Capitolare di Filippo Giuseppe Giacopazzi. In quest'opera di 164 pagine, Nicoli riportò ogni singolo paragrafo del Memoriale, a cui fece seguire una Risposta di San Remo. Il testo del Memoriale, riprodotto integralmente, è ribattuto con grande dovizia di particolari in ogni singolo punto, arrivando alle tesi diametralmente opposte a quelle sostenute dalla Camera genovese. All'opera era allegata un'appendice, pubblicata anch'essa nel 1731, intitolata Documenti concernenti la causa delle quattro gabelle tra l'Eccellentissima Camera della Ser. Repubblica di Genova e la Magnifica Comunità di San Remo, e contenente ventiquattro documenti storici particolarmente significativi, tra cui la convenzione con Genova del 1199, il compromesso del 1360, la sentenza del 1361 e le ultime disposizioni fiscali genovesi in merito alle quattro gabelle introdotte nel 1729.
Le autorità genovesi decisero allora di affidare la risposta alle opere di Nicoli al giurista milanese Antonio Gatti, professore di diritto all'Università di Pavia e autore di una serie di scritti giuridici pubblicati anonimi, tra i quali uno su Genova per la polemica sull'acquisto di Finale. Nel luglio 1732 Gatti presentò alla comunità sanremese la sua opera di risposta a quella di Nicoli, che, uscita con il nome dell'autore falsificato in quello di Michele Anastasio, era intitolata Disertazione del signor Michele Anastasio circa il sommo impero, e libertà di Sanremo in Risposta ad una scrittura del signor avvocato Nicoli di Piacenza intitolata Ragioni della M. Università di San Remo. L'opera fu presentata ai Sanremesi il 10 luglio 1732. Le argomentazioni addotte da Gatti per replicare alle tesi di Nicoli erano tuttavia alquanto scialbe e vaghe, in quanto venivano citati i soliti documenti storici già noti per dimostrare la sovranità genovese sulla città del Ponente ligure. In particolare, Gatti si soffermò sulla convenzione del 1199, il compromesso del 1360 e la sentenza arbitrale del 1361, per giungere agli ultimi atti che avevano permesso l'appalto delle quattro gabelle della polvere da sparo, del sapone, del tabacco e dell'acquavite, che avevano rappresentato la scintilla da cui era nata la rivoluzione del 1729. Alla fine Gatti concluse che tutti i documenti dimostravano in modo inconfutabile la sovranità di Genova su Sanremo.
Appena uscita l'opera di Gatti, l'avvocato Nicoli si mise subito al lavoro per predisporre una risposta adeguata alle tesi sostenute dal giurista milanese, chiedendo ad Anselmo gli Statuti comunali di Sanremo, le carte sui diritti di rappresaglia, il divieto al podestà di allontanarsi dalla città e altri documenti. L'accurato lavoro di Nicoli arrivò alla conclusione nel 1733 con la pubblicazione di un'opera intitolata Confutazione della dissertazione del signor Michele Anastasio circa il sommo Impero e libertà di San Remo, fatta dal signor avvocato Nicoli di Piacenza in difesa della di lui Scrittura intitolata Ragioni della M. Università di San Remo, edita a Piacenza nella Stamperia vescovile di Filippo Giuseppe Giacopazzi. L'opera, particolarmente ponderosa, constava di ben 463 pagine più un fascicolo di altre 16 con frontespizio separato intitolato Documenti enunciati nella presente Confutazione di Michele Anastasio, non prodotti, nè stampati prima nella seconda Scrittura del signor avvocato Nicoli. Precedevano ventiquattro pagine, con numerazione separata, contenenti un indice analitico per argomenti e un Giudizio d'un Professore sopra la presente Confutazione, pubblicato anonimo, ma dovuto quasi certamente all'ex allievo e poi collaboratore di Nicoli, Alberto Scribani Rossi. In questa voluminosa opera Nicoli assunse però un tono completamente diverso da quello tenuto nelle precedenti pubblicazioni sulla città matuziana, ricorrendo meno alla documentazione di natura storica e molto di più alle citazioni giuridiche; in particolare, Nicoli sferrò un duro attacco verso Gatti, che si era qualificato con lo pseudonimo di Michele Anastasio, lodando un libro di padre Giusto Visconti, che qualche anno prima aveva polemizzato proprio con il giurista milanese. Intanto gli amministratori sanremesi erano stati costretti a sborsare somme di denaro molto alte per pagare le spese delle pubblicazioni contro la Repubblica; ad esempio, soltanto l'approvazione dei giuristi delle università di Padova, Pavia e Pisa era costata 100 zecchini, mentre Nicoli aveva fatto sapere al Comune che il suo onorario sarebbe stato di 300 doppie più un dono in natura, che fu poi corrisposto tramite l'invio all'avvocato piacentino di una partita di olio, rosolio e cioccolato.
Subito dopo l'uscita dell'opera di Nicoli, Gatti, che era stato punto sul vivo a livello personale, diede alle stampe, senza data e indicazione del luogo di pubblicazione, un volume di 84 pagine più altre dodici di introduzione, firmato questa volta con lo pseudonimo di Pietro Filarco, dal titolo Osservazioni del Sign. Pietro Filarco sopra la Confutazione del Sign. Avv. Nicoli stampata contro la Dissertazione del Sign. M. Anastasio. In quest'opera, scritta probabilmente per iniziativa privata, Gatti ribatteva con vigore alle accuse rivoltegli da Nicoli nel suo ultimo libro, scendendo spesso dalle questioni generali alla polemica personale.
Nel frattempo il dissidio tra Sanremo e Genova si era ormai attenuato, soprattutto dopo la concessione di alcuni privilegi e l'aumento delle gabelle, oltre al riconoscimento degli antichi diritti sanremesi da parte delle autorità della Repubblica.
Appena diffuso lo scritto di Gatti, l'avvocato Nicoli si preparò a rispondere alle argomentazioni del giurista milanese con una quarta opera sulle libertà sanremesi, quando venne chiamato alla corte di Napoli dal re Carlo III in qualità di consigliere del Supremo Tribunale di Santa Chiara. Gli amministratori sanremesi avevano intanto trovato nuovi documenti, che furono subito spediti a Piacenza tramite il conte Sapia Rossi. Una volta ripartito il conte dalla città emiliana il 7 maggio 1735, tutto il materiale venne preso in consegna dall'antico allievo e collaboratore di Nicoli Alberto Scribani Rossi, che si mise immediatamente al lavoro sulle carte fornitegli dalla comunità di Sanremo, arrivando in breve tempo a terminare la sua opera in difesa della città matuziana.
Al lavoro, composto da dodici discorsi, uno per ogni osservazione di Gatti, più altri quattro di appendice, venne quindi dato il titolo, al solito piuttosto lungo, di Confutazione del sig. Pietro Filarco per le sue Osservazioni sopra la Confutazione del sig. Avvocato Nicoli, stampata contro la Dissertazione del sig. M. Anastasio abbozzata dal suddetto sig. Avvocato Nicoli e ridotta nella presente forma dal sig. Avvocato Alberto Scribani-Rossi. L'avvocato piacentino trasmise questo suo scritto alle autorità sanremesi per la necessaria autorizzazione alla stampa, ma, curiosamente, l'opera, pur essendo stata approvata e ricopiata da un copista del notaio sanremese Felice Saccheri, rimase inedita. Forse l'oggetto del contendere, ridottosi a mera polemica giuridica tra avvocati in dissidio personale tra loro, non interessava più gli amministratori sanremesi, ma ormai soltanto Nicoli, che infatti, al ritorno da Napoli nel 1739, pensava di continuare la diatriba con una nuova opera, che però non vide mai la luce.
Rimandata per il momento la soluzione della questione giuridica ed economica, gli animi restarono tuttavia particolarmente inquieti in attesa di una resa dei conti finale tra le due parti in lotta. Le autorità genovesi speravano di troncare in via definitiva le richieste sanremesi di immunità dalle imposizioni fiscali della Repubblica, mentre gli amministratori comunali di Sanremo sembravano decisi a continuare ad opporsi con fermezza ai tentativi genovesi di introdurre nuovi tributi, che, oltre al danno economico, costituivano un'offesa a quelle libertà che la comunità sanremese aveva saputo conquistarsi con tante lotte e sacrifici.