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La legge della jungla
Il testo che segue - frutto della sapienza poetica di un collega che vuole rimanere anonimo, almeno per il momento, ma che ben conosciamo (e che ben conosce l'insostenibile onerosità della macchina giudiziaria) - consente di sorridere, forse un poco amaramente, dei costi della giustizia.
Un coyote e una volpe
si trovarono a caccia.
Nella selva sperduto
razzolava un gallo.
Tra le frasche infrattato,
il coyote aspettava
il momento opportuno
per storcergli il collo.
Ma un attimo prima
di averlo tra le grinfie,
la volpe, più lesta,
l'addentò per la cresta.
"Mannaggia la marina!
Mannaggia la montagna!"
Bestemmiavano le bestie
senza un'ombra di ritegno.
Dispensando graffiate,
ceffoni e cazzotti:
"L'ho visto prima io!
Io sono stata più lesta!"
E afferrando la preda
per una coscia e il collo,
in capo a più di mezz'ora,
si scornavano ancora.
Si trovò di passaggio
una bertuccia in livrea,
cancelliera di rango
al Tribunale reale.
"Questo caso è speciale
e per vederlo risolto,
Releone soltanto
può deciderne la sorte."
E prendendo il gallo,
con finezza per un'ala,
trascinò le due belve
alla corte del re.
Sul trono seduto
stava serio il leone.
Con una zanna appuntita
si limava gli artigli.
"Son venuti a consiglio,
spiegò lo scimmione,
per sapere chi ha torto
e chi invece ragione."
"Va bene. Spiegatevi
e ditemi il fatto"
sbadigliò il leone
con l'aria distratta.
"Ma uno per volta,
senza troppo accaldarvi,
chè già per il calore
sono pieno di sudore."
Cominciò il coyote
con un po' di emozione
raccontando che stava
da tre ore appostato.
Il re lo ascoltò
e, scuotendo la testa,
sbattendo il martello,
gli diede ragione.
"Scusatemi, sire,
se io mi intrometto."
Ne ebbe l'ardire,
tremando la scimmia.
"Il re Salomone,
ascoltando 'sto fatto,
in quattro e quattr'otto
l'avrebbe risolto.
Avrebbe spartito
tra i due litiganti
la preda cacciata
per ognuno a metà.
Prima di decidere
se la volpe ha torto,
più giusto mi pare
di sentirne la versione ..."
"Certo, hai ragione!
Seguiamo la prassi."
Senza scomporsi
tagliò corto il leone.
"Sentiamo quest'altra
come il fatto ha inquadrato:
Dopo averla sentita,
emaniamo il verdetto."
La volpe più accorta
abbozzò la difesa
spiegando che il tempo
nella giungla è moneta.
Era stata più lesta
ad afferrare la preda.
"Che conta se l'altro
aspettava infrattato?"
"Hai ragione tu pure."
Sentenziò il sovrano.
"Ora, levatevi davanti
chè mi sono stancato."
La scimmia stavolta
si fece coraggio
osservando che è ingiusto
dar ragione ad entrambi.
Senza sbattere nemmeno
un pelo delle ciglia,
un'altra volta il leone
le diede ragione.
La bertuccia ripose
la preda da parte,
a ristoro di onorari
e delle spese di giustizia,
e con aria pensosa
fino a fuori al portone,
accompagnò i clienti
con aria scontenta.
Pensò che il leone,
per rispetto alla funzione,
quella mezza stronzata
la poteva evitare.
Forse a causa dell'età
il cervello era fritto.
Era giunto il momento
di ritirarsi in pensione.
Ma mentre chiudeva,
salutando, il portone,
un lampo di corsa
gli accese la mente
e, ridendo tra i baffi,
inquadrò finalmente
perchè mai il leone
aveva proprio ragione!